A scrutinio terminato, il risultato è inequivocabile. Il Partito Democratico e il centrosinistra vincono le elezioni provinciali con le nuove regole imposte dalla Riforma Delrio.
Un risultato che conferma il radicamento territoriale dei democratici, in grado di presentarsi in qualsiasi provincia con un candidato presidente, e lo stato di crisi irreversibile che sta attraversando il centrodestra.
Le vittorie storiche del nord e a Latina
Il Pd dilaga in Piemonte e, soprattutto in Lombardia. Qui, infatti, i candidati democratici riescono a mettere altre bandierine nelle roccaforti leghiste, dopo quella già posta a Bergamo due settimane fa. Maria Rita Livio e Nicola Gunnar Vincenzi, infatti, riescono a imporsi rispettivamente a Como e Varese, dove il centrosinistra non aveva mai governato prima. Lo stesso succede anche a Catanzaro, dove Enzo Bruno diventa il primo presidente eletto di centrosinistra.
Storici, poi, i trionfi di Achille Variati a Vicenza, che rompe la continuità leghista cominciata con Manuela Dal Lago e proseguita con Attilio Schneck, e di Padova, dove l'inedita alleanza tra Pd e Ncd frutta ad Enoch Soranzo la carica di presidente della provincia. Le grandi intese in salsa provinciale, poi, premiano anche l'alfaniana Eleonora Della Penna che, in quel di Latina, batte il candidato di Forza Italia e Udc per il governo della provincia pontina.
Il Pd pigliatutto conquista quello che aveva perso nel 2009
Oltre alle storiche conquiste di province in passato inaccessibili, il Pd si riprende quanto aveva perso nel 2009. Se a Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco, Savona, Piacenza e Ascoli Piceno la strada per i candidati presidente è stata in discesa, mancando gli avversari, negli altri enti ci sono state sfide più o meno agguerrite.
A Teramo, ad esempio, Renzo Di Sabatino del Pd diventa il nuovo presidente superando al fotofinish il candidato del centrodestra Gabriele Astolfi. Casi opposti, invece, quelli di Biella, dove Ramella Pralungo diventa presidente con quasi il 65% dei voti, Alessandria, dove Rita Rossa supera il 60% dei consensi, Chieti, Pescara e Salerno, dove i quattro eletti Mario Pupillo, Antonio Di Marco, Giuseppe Canfora si attestano tra il 58% e il 60%.
Al centrosinistra, poi, tornano anche Foggia, dove Francesco Miglio è il nuovo presidente sfruttando le divisioni degli avversari di centrodestra, Isernia e Crotone.
Le riconferme e la crisi del centrodestra
Stamattina l'Italia si è svegliata come un mare color arancione. Oltre alle riconquiste, il Pd riconferma gran parte delle province. Oltre alle sfide con un solo candidato presidente, come Reggio Emilia, Forlì-Cesena, Rimini, Pisa, Grosseto, Ancona, Prato e Potenza i democratici si impongono nuovamente alla Spezia, con Massimo Federici, Massa Carrara con Narciso Buffoni, a Fermo e Arezzo con gli uscenti Cesetti e Vasai, a Perugia con Nando Mismetti, a Terni con Leopoldo Di Girolamo, Rieti con l'ex sindaco di Poggio Mirteto Giuseppe Rinaldi, a Brindisi con Maurizio Bruno e a Matera con Francesco Di Giacomo.
Il centrodestra a pezzi, si consola mantenendo la Bat, Verona e Lecce, conquistando Cosenza con Mario Occhiuto e Rovigo con Marco Trombin.
Listoni unici e grandi intese
Oltre alle sfide tradizionali tra centrosinistra e centrodestra, ci sono stati alcuni casi di listoni unici, che ricalcano non solo le "Larghe intese" del governo Renzi, ma anche il "Patto del Nazzareno".
Ad Asti, ad esempio, Fabrizio Brignolo del Pd diventa presidente della provincia col supporto di un unico listone. Lo stesso vale nella Granda per Federico Borgna, a Belluno per Daniela Larese Filon, a Pistoia per Federica Fratoni, nel Montefeltro per Daniele Tagliolini.
Sebbene con liste distinte, poi, Pd e Forza Italia hanno appoggiato il democratico Pierluigi Mottinelli a Brescia e Antonio Pompeo a Frosinone, dove, però, il partito di Renzi si è presentato diviso.

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