Nuovo "cappotto" del Partito Democratico, nelle regionali anticipate. I democratici conquistano il governo della Calabria, confermando quello dell'Emilia-Romagna, in cui due sentenze di condanna avevano costretto i governatori Scopelliti ed Errani a dimettersi. Un risultato, quello ottenuto dal centrosinistra, che fa gioire il premier Renzi, ma che è passato in secondo piano per la bassa affluenza elettorale.
AFFLUENZA SHOCK IN EMILIA ROMAGNA: 37,70% DI VOTANTI
Mai nelle elezioni regionali c'è stata una partecipazione elettorale così bassa. In Calabria ha votato il 44,08% degli elettori, mentre in Emilia-Romagna il 37,70%.
Un dato, soprattutto quello che proviene da Bologna, molto allarmante, perché l'Emilia ha sempre partecipato alle elezioni e in massa. Sono, dunque, finiti i tempi in cui, nella terra del prosciutto, del grana e del Lambrusco, andava a votare più del 90% degli elettori, nonostante il calo progressivo di schede nelle urne di tutta Italia.
Si deve, però, tener conto di un fatto: si è trattato di una tornata straordinaria ed anticipata, non abbinata con elezioni di rilevanza nazionale. Il che vuol dire meno attenzione mediatica e, inevitabilmente, meno interesse.
Già in altri casi simili, l'asticella dei votanti si era fermata intorno a percentuali magre. In Abruzzo, nel 2008, ad esempio, l'affluenza fu appena superiore al 52%, mentre nella tornata lucana del 2013 si arrivò a malapena al 47,6% di votanti. Analogo è il discorso delle regionali friulane del 2013, o delle elezioni siciliane del 2012, dove l'astensione colpì metà della popolazione.
In sostanza, nulla di nuovo sotto il sole di due regioni, offuscate da condanne e scandali politici, che hanno ulteriormente minato la credibilità della politica.
EMILIA ROMAGNA: BONACCINI PRESIDENTE SOTTO IL 50%
Altro fatto senza precedenti è il risultato delle elezioni regionali emiliane. Mai il centrosinistra aveva vinto una competizione andando sotto il 50% dei consensi. Il democratico Stefano Bonaccini si è fermato al 49,05% dei voti, battendo nettamente il leghista Alan Fabbri, fermo al 29,85%. Flop anche del Movimento Cinque Stelle, con Giulia Gibertoni che arriva terza raccogliendo il 13,30%, arretrando sensibilmente rispetto alle politiche e alle europee, quando si posizionava dietro al Pd e al centrosinistra per numero di consensi.
Male anche il Ncd di Rondoni che, col 2,63%, resta fuori dall'assise regionale. A Cristina Quintavalla (Lista Tsipras) va, invece, un tondo 4%, mentre Maurizio Mazzanti scavalla di poco l'1%.
Pur in perdita, il Pd resta il primo partito (44,52%), mentre Forza Italia (8,36%) ha ceduto il passo alla Lega Nord (19,42%), seconda formazione per voti in Consiglio e prima lista d'area nel centrodestra. Dentro il consiglio anche: Movimento Cinque Stelle (13,26%), L'Altra Emilia-Romagna (3,71%), Sinistra Ecologia Libertà (3,23%) e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale (1,91%).
Nonostante l'avanzata leghista, però, Bonaccini e il Pd hanno, comunque, fatto presa su quei pochi elettori che sono andati a votare, determinando un consenso pressoché omogeneo. Fatta eccezione per il piacentino (zona tradizionalmente più di centrodestra), parte del parmense e la zona limitrofa a Bondeno (comune in cui Fabbri è sindaco dal 2009), il Pd e il candidato del centrosinistra vincono, avanzando anche nell'appennino e in alta Val Trebbia.
CALABRIA: OLIVERIO PIGLIATUTTO
Centrosinistra "pigliatutto" anche in Calabria, dove Mario Oliverio è il nuovo presidente col 61,40% dei voti. Wanda Ferro, schierata da Forza Italia, Fratelli d'Italia e lista civica Casa delle Libertà, si accontenta del 23,60%, tallonata dal candidato del Ncd-Udc Nico D'Ascola, la cui coalizione supera lo sbarramento dell'8%. Fuori da Palazzo Campanella, invece, il Movimento Cinque Stelle di Cono Cantelmi, che ottiene il 4,96% dei voti validi e Domenico Gattuso della lista L'Altra Calabria, che, fanalino di coda, ha ottenuto l'1,32% dei consensi.
In Calabria, tuttavia, il risultato è ancora parziale, perché è in atto il riconteggio dei voti in due sezioni del comune di Castrolibero, in provincia di Cosenza. Se ciò non inficerà più di tanto sul successo del candidato presidente, non si può dire lo stesso del consiglio regionale, dove una preferenza in più per un consigliere o per un altro può fare la differenza.
Pd primo partito della regione col 23,68% dei voti, seguito dalla lista Oliverio Presidente (12,44%), che distacca di poco Forza Italia (12,28%).
Secondo la proiezione virtuale del Ministero dell'Interno, il che, dato il riconteggio, non è detto che verrà rispettata, sono in procinto di entrare a Palazzo Campanella anche la lista Casa delle Libertà (8,59%), i Democratici Progressisti (7,27%), il Nuovo Centrodestra (6,07%), Calabria in rete (5,21%) e La Sinistra (4,36%).
Anche la distribuzione regionale del voto, non lascia adito a dubbi: su poco più di 410 comuni, solo in 14 non prevale il centrosinistra. Di questi, Wanda Ferro se ne aggiudica 11 (Laino Borgo, Pallagorio, Gizzeria, Conflenti, Zungri, Nardodipace, Caraffa del Bianco, Casignana, Laganadi, San Giovanni di Gerace e Serrata) mentre Nico D'Ascola i restanti tre (San Pietro in Amantea, Martirano e Rosarno). Nella sfida tra ex presidenti di provincia, quindi, Oliverio continua a farla da padrone nella sua Cosenza, mentre Wanda Ferro viene sconfitta duramente in tutta la provincia di Catanzaro.



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