Mancano quasi due mesi alle regionali, ma il quadro è del tutto incerto. Non si conosce ancora la data della competizione e nei partiti regna sovrano il caos più totale. Lotte fratricide, polemiche per la scelta dei candidati hanno contagiato tutte le formazioni in campo, ad eccezione del Movimento Cinque Stelle.
Nel presentare questa carrellata di fatti e misfatti, cominceremo dalla Lega Nord, il partito in grande ascesa che si candida alla leadership del centrodestra, in cui, in questi giorni, si sta consumando uno scontro tra il segretario Salvini e il sindaco di Verona Flavio Tosi. La ragione del contendere, manco a dirlo, è la poltrona di Palazzo Barbi.
Antefatto: Tosi contro Zaia per la candidatura in Veneto
Per far capire al lettore cosa sta succedendo bisogna cominciare da ciò che è accaduto settimana scorsa. Flavio Tosi vorrebbe la candidatura a presidente del Veneto, che, invece, il partito ha riservato al governatore uscente Luca Zaia. Un nome forte che, sondaggi alla mano, non avrebbe problemi a sconfiggere Alessandra Moretti.
Tosi, poi, da segretario della Liga Veneta, ha contestato chiaramente la linea della dirigenza nazionale, chiedendo di esportare alla regione il modello delle liste civiche che, a Verona, gli hanno consentito di sbaragliare gli avversari già al primo turno, nel 2012.
Dal canto suo, Salvini è per presentare il simbolo del Carroccio, affiancato da una lista direttamente riconducibile a Zaia. "Su Zaia non si discute" ha affermato a Repubblica Tv il segretario nazionale, che, al Corriere, invece, aveva dichiarato di aver "visto un sondaggio fatto per il Pd in cui si dice la Lega più una lista Zaia non vince: stravince".
Il fatto che, dunque, la candidatura non sia negoziabile, e a dirlo ci si è messo anche il governatore lombardo Maroni, potrebbe spingere Tosi a correre da solo. Un'eventualità che Zaia ha definito come "abominevole", ma che, però, potrebbe avere ripercussioni sull'intera coalizione di centrodestra, dato che Forza Italia e Nuovo Centrodestra si dicono disposti a sostenerlo. Tosi, infatti, non ha pregiudiziali nei confronti del partito di Angelino Alfano, guardando con interesse a Italia Unica di Corrado Passera. Anche i forzisti, poi, potrebbero abbandonare Zaia per convolare a nozze col sindaco di Verona se Salvini non la smettesse con i veti: di questo registro erano le dichiarazioni di Renato Brunetta sul Gazzettino.
La contesa diventa un duello tra Tosi e Salvini
Le regionali in Veneto stanno finendo, dunque, per essere la cartina di tornasole dietro a cui dissidi interni e mai sopiti in quel di via Bellerio emergono in tutta la loro forza. Tosi, infatti, negli ultimi anni è stato un dirigente in ascesa, arrivato sino al ruolo di vice di Roberto Maroni. Con uno stile molto più diretto ed esuberante di altri esponenti leghisti di punta, il sindaco scaligero non le aveva mandate a dire nemmeno ad Umberto Bossi, rivendicando progressivamente una posizione di primo piano all'interno del Carroccio.
Con l'arrivo di Salvini, però, la sua carriera non ha fatto passi in avanti. Anzi, Tosi, da segretario della Liga Veneta, ha denunciato troppe "ingerenze lombarde" sul Veneto, non condividendo la linea politica del nuovo segretario, che vuole un Carroccio "nazionalista e sempre più a destra". Come spiega Il Tempo, poi, il sindaco veronese ha visto sfumarsi una promessa importante, cioè la candidatura a premier alle elezioni politiche, carica che ora rivendica per sé Salvini.
Il segretario leghista, poi, in un'intervista al Corriere della Sera, di certo non c'è andato leggero nei confronti dello scaligero: "In Lega le persone valide sono state sempre valorizzate" ha spiegato il numero uno di via Bellerio che ha aggiunto che "quando si sceglie di polemizzare e mettere in difficoltà il suo governatore non va bene".
"Ciò che mi ha dato più fastidio - ha continuato Salvini - è che abbia detto che non sa se viene a Roma" ha affermato il segretario nazionale, che poi ha aggiunto che "non è bello che un dirigente pagato dica che non sa se verrà" alla manifestazione del 28 febbraio.
"La mia presenza alla manifestazione della Lega dipenderà dai miei impegni di sindaco", che "è comunque il mio primo impegno" ha replicato Tosi, che ha smentito di essere pagato dal Carroccio. "Comunque sono andato a tutte le manifestazioni del partito, non penso sia questa quella determinante" ha concluso il sindaco veronese, che ai microfoni di "Un giorno da pecora" ha ulteriormente replicato a Salvini: "Se Salvini decidesse per espellermi? Spetta al consiglio federale in ogni caso ognuno si assume le sue responsabilità".
Uno scenario chiuso e scontato, come quello del Veneto, dunque, si riapre con la possibilità di nuove sorprese e una campagna elettorale da cardiopalma.
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