Milano, Patrizia Bedori rinuncia alla candidatura

Una tegola si abbatte sul Movimento Cinque Stelle di Milano: la candidata a sindaco pentastellata Patrizia Bedori rinuncia alla corsa per Palazzo Marino.



Bedori: "Non tagliata per fare il sindaco"

"Io ho capito che non sono tagliata per farlo" ha affermato la Bedori davanti agli attivisti locali meneghini riferendosi al mestiere di primo cittadino. Comunque, il ritiro sarebbe legato anche al fatto che la candidata grillina si sarebbe sentita trascurata dai vertici della formazione di Grillo, così come ha pesato il giudizio del premio Nobel Dario Fo, che si era detto "preoccupato".

Il Movimento, dunque, dovrà procedere a trovare un sostituto della cinquantaduenne consigliera di zona, che si era aggiudicata la nomination con poco più di 70 voti alle comunarie di novembre, non celebratesi in rete ma dopo un voto al seggio.
Non si sa ancora se i pentastellati procederanno con una nuova consultazione, oppure se il candidato sarà Gianluca Corrado, terzo in graduatoria ma diventato secondo dopo il ritiro di Livio Lo Verso, che era stato sconfitto di misura proprio dalla Bedori. Quello che è certo è che il candidato non sarà il consigliere regionale Stefano Buffagni: come già accaduto per Alessandro Di Battista a Roma, infatti, chi occupa attualmente un altro incarico istituzionale non può correre come primo cittadino.

Salvini: "Cerchino un candidato in gamba"

Se il candidato del centro-destra, Stefano Parisi, si dice dispiaciuto per la rinuncia della Bedori, il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, auspica che il Movimento Cinque Stelle scelga un candidato in gamba.

I conservatori, però, non hanno dubbi su chi vincerà le elezioni amministrative: "Noi qui vinciamo a prescindere dagli altri" ha commentato a caldo Salvini.

Il Pd accusa: "Nel M5S uno vale uno, ma Casaleggio vale per tutti"

Dal centro-sinistra, invece, arrivano parole di tutt'altro tenore. "Nel M5S c'è il principio che uno vale uno, poi arriva Casaleggio e vale per tutti" ha tuonato dal palco di Classe Democratica, la scuola di formazione politica del Partito Democratico, il premier Matteo Renzi, che ha parlato di "visione da lunapark", sostenendo che "è impressionante quanto accaduto a Milano".

Un duro affondo arriva, poi, anche dall'Unità, che, nel numero di oggi, punta il dito contro quella che viene definita come "La democrazia dello 0,004%". Tanto vale in termini percentuali, secondo il quotidiano di Erasmo D'Angelis, il consenso espresso nei confronti di Gianluca Corrado, potenziale sostituto della Bedori. "L'euro 'allungato' a chi passa davanti a un gazebo non è l'unico modo di umiliare l'idea delle primarie, o dei modelli succedanei" si legge in un passo del pezzo del foglio fondato da Gramsci, nel quale si sottolinea che "resta l'impressione che la vivacità e la indiscutibile forza della base sia stata ancora una volta male assorbita da un vertice opaco, incapace di emanciparsi e incidere ma che torna nitido se intestabile al solo Casaleggio".

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