Il Governance Poll visto dalla politica: a vincere sono i civici


Non il Pd, non il centrodestra, non il Movimento Cinque Stelle. I veri vincitori del Governance Poll del Sole 24 Ore e Ipr Marketing sono i cosiddetti sindaci civici. Primi cittadini che governano senza i simboli di partito, facendo leva solo sul loro consenso personale.


Tra i civici ai primi posti Pizzarotti, Coletta, Calcinaro, De Magistris e Brugnaro

Nella top ten, infatti, la metà delle posizioni sono occupate da questi amministratori locali, privi di un grande partito alle spalle. Al terzo posto, infatti, c'è Federico Pizzarotti. La rottura con i grillini e la creazione di Effetto Parma ha fatto bene al sindaco parmense, che torna agli stessi livelli di consenso del giorno dell'elezione, guadagnando in un anno 46 posizioni e 6 punti. 

Damiano Coletta, sindaco di Latina
Alle sue spalle c'è la new entry Damiano Coletta, il primo sindaco di Latina non di centro-destra dal 1993. Sebbene in perdita rispetto al 20 giugno - ma dobbiamo ricordare che l'allora candidato di Latina Bene Comune trionfò con un plebiscitario 75%, che pescava nel Pd quanto nel centrodestra - Coletta resta di poco fuori dal podio con un tondo 60%. Tanto quanto il suo collega di Fermo, Paolo Calcinaro, che in comune è sostenuto dalle liste Piazza Pulita e Il Centro, e che guadagna +0,3% sull'anno scorso. 

Al 60% anche gli altri due restanti sindaci che si possono definire "civici", anche se il loro orientamento politico è noto ai più. Parliamo del partenopeo Luigi De Magistris, che propende verso sinistra, e del veneziano Luigi Brugnaro, che a Ca' Farsetti governa più con l'appoggio della sua civica personale che con quello di Forza Italia ed Area Popolare. Il primo, in grande risalita rispetto l'anno scorso. Il secondo leggermente in discesa (-2,0 punti sul Governance Poll di fine 2015).

Un risultato senza precedenti, secondo il presidente di Ipr Marketing, Antonio Noto. "Negli anni passati i sindaci che non erano appoggiati da grandi partiti non risultavano mai nella testa della classifica", ha spiegato in un'intervista al Sole 24 Ore, aggiungendo che "stanno emergendo sempre più figure slegate dai partiti".
Per Noto il perché non è da ricercarsi tanto nel fascino del "solo al comando": come avviene per la politica nazionale, spiega il numero uno di Ipr Marketing, anche nel caso dei sindaci più il primo cittadino si identifica nel partito più diventa debole. Insomma, il mix vincente dei civici dipende da azione amministrativa e da una buona dose di sfiducia nei confronti dei partiti.

M5S: Appendino la più amata, ma molto male Nogarin, Raggi e Piccitto

La sindaca di Torino Chiara Appendino, la più amata d'Italia
Una sfiducia che non risparmia neanche quelle formazioni politiche che rappresentano i partiti sui generis. Il riferimento è al Movimento Cinque Stelle. Il gradimento medio dei quattro sindaci dei comuni capoluoghi, infatti, si attesta al 50,0%. Per una Chiara Appendino, neo sindaca di Torino, che è la prima cittadina più amata d'Italia col 62% di consensi, infatti, ci sono un Filippo Nogarin (Livorno), un Federico Piccitto (Ragusa) ed una Virginia Raggi (Roma) che non se la passano affatto bene.

Il primo, infatti, è stabile al 48%, mentre  il secondo scende ancora nei consensi, con il 46% dei ragusani che lo riconfermerebbero. C'è, infine, il caso della sindaca della Capitale. Raggi ha bruciato 23,2 punti dal giorno delle elezioni, passando dal 67,15% al 44,0%.

Centro-sinistra: crescono Zedda e Sala, ma Nardella li supera

Un trend simile (ma non uguale) a quello di uno solo dei neo sindaci delle grandi città: il bolognese Virginio Merola, che cala di 0,6 punti rispetto al 20 giugno. Molto diverse, invece, le tendenze di Massimo Zedda (che guadagna 7,1 punti dal giorno della sua riconferma a Cagliari) e del milanese Beppe Sala, che passa dal 51,7% delle elezioni al 55,0% odierno. 

I due esponenti di centro-sinistra, però, sono a loro volta in controtendenza rispetto agli altri neoeletti della stessa area politica. Se Renzo Caramaschi resta stabile al 55% di concittadini a favore, per gli altri i cali non si sono fatti attendere: Carlo Marino (Caserta) passa dal 62,7% al 54,0%, Michele De Pascale (Ravenna) scende di 0,8%, mentre il varesotto Davide Galimberti lascia sul terreno in sei mesi l'1,8%. Unico in controtendenza è Vincenzo Napoli (Salerno), che mantiene la continuità con De Luca anche sul gradimento ed entra nella top ten assieme al fiorentino Dario Nardella, il bergamasco Giorgio Gori, il pesarese Matteo Ricci, il reatino Simone Petrangeli e il monzese Roberto Scanagatti

Questi ultimi due sono in scadenza di mandato e, insieme ad Alessandro Tambellini e Samuele Bertinelli (ventitreesimi al 56,5%), sperano in una riconferma più agevole. Al contrario, hanno di fronte una strada più in salita il piacentino Paolo Dosi (fermo al 50%), l'astigiano Fabrizio Brignolo e l'alessandrina Maria Rita Rossa, ultima nelle classifiche.
In generale, comunque, ai progressisti non è andata malissimo: il gradimento medio dei 62 primi cittadini di quest'area politica è del 53,6%.

Centro-destra fuori dal podio, ma boom di Mastella e Ciriani

Più deludente la performance dei 22 sindaci di centrodestra che, complessivamente, hanno racimolato il 52,8% dei consensi e che, dopo aver occupato due gradini del podio nello scorso Governance Poll, oggi si trovano esclusi da esso.

Oltre al già citato Brugnaro, il primo sindaco che si incontra scorrendo la classifica è Paolo Perrone di Lecce, che guadagna il 60% di gradimento. Il vero boom, però, è quello di tre neoeletti sindaci: il beneventano Clemente Mastella (decimo col 59%), il sannita Giacomo D'Apollonio e Alessandro Ciriani (ventesimi con il 57%).

Come per il centro-sinistra, anche nel centro-destra, i sindaci in scadenza di mandato rinnovabile non se la passano tanto bene: Sergio Abramo di Catanzaro e Vito Damiano di Trapani sono in coda, ben lontani dal 50%. A questi si aggiunge il ciociaro Nicola Ottaviani, che alla metà più uno ci arriva di misura.

Per approfondire:


Commenti

Gli speciali