Quattro candidati a sindaco e 21 liste.
Questi i numeri delle elezioni amministrative dell'11 giugno a Catanzaro,
capoluogo della Calabria. Cinque anni fa, aveva vinto il centrodestra, che
aveva schierato il già sindaco Sergio
Abramo. La città veniva da un commissariamento, dovuto alle dimissioni
anticipate di Michele Traversa che,
messo alle strette dalla Corte costituzionale, preferì Montecitorio a Palazzo
de Nobili.
Abramo non fece particolare fatica ad imporsi.
Ottenne, infatti, il 50,23% dei voti al primo turno, lasciando a bocca asciutta
gli altri quattro candidati. Sul risultato uscito dalle urne, però, si scatenò
subito la bufera. Il Tar della Calabria, infatti, ordinò un nuovo conteggio
delle schede e stabilì la ripetizione del voto in otto sezioni cittadine.
Nonostante tutto, Abramo riuscì a riconfermarsi, senza aver bisogno del
ballottaggio.
Centro-destra. Forte del risultato di cinque anni fa e delle crisi di giunta scongiurate in questi anni, Abramo preme sull’acceleratore già da un anno. In anticipo su tutti gli altri, ha rilanciato la sua candidatura il 26 giugno 2016. A dare il via libera alla ricandidatura dell’ex consigliere regionale per Palazzo de Nobili, un documento firmato da forzisti, Udc, Nuovo Cdu, Officine per il Sud, Obiettivo comune e Lista Franco Longo.
In più occasioni, Abramo ha fatto capire di voler andare avanti e ricandidarsi. Anche a costo di spaccare il centrodestra. Il riferimento, in particolare, era al dialogo con Ncd che, dopo mesi di tira e molla, ha, poi, deciso di andare con l’attuale primo cittadino alle urne già dal primo turno. Proprio come Fratelli d’Italia-An.
Esce di scena, invece, l’Udc. Dopo il varo della nuova giunta, all’indomani della ricandidatura, lo Scudo crociato ha ritirato l’assessore Stefania Valente, per accasarsi con Antonio Di Marco, prima, e con il centrosinistra, poi.
Sei liste saranno al fianco del sindaco uscente. Forza Italia in testa e cinque liste civiche: Catanzaro con Sergio Abramo, Catanzaro da vivere, Officine del Sud, Obiettivo Comune, Federazione popolare. L’obiettivo di Abramo, che cerca il quarto mandato, per i prossimi cinque anni è uno solo: “finire quello che abbiamo iniziato”.
Centro-sinistra. I progressisti cercano la spallata, dopo gli ultimi due tentativi andati a vuoto. A guidare la coalizione non sarà Salvatore Scalzo, uscito con le ossa rotte tanto nel confronto con Traversa nel 2011 quanto in quello con Abramo nel 2012, ma Vincenzo Antonio Ciconte.
Il consigliere regionale, ex vicepresidente della giunta Oliverio ed assessore al Bilancio, è stato designato dalla direzione del Pd, che ha scartato l’ipotesi primarie, lo scorso 18 aprile. Ciconte ha ricevuto anche l’appoggio del Partito Socialista Italiano, dell’Unione di Centro e dell’Italia dei Valori, oltre a Calabria in Rete della consigliera regionale Flora Sculco. Con l’ex vicepresidente della Regione, ci saranno anche altre sette liste civiche: S&D-Socialisti e Democratici, Fare per Catanzaro, Alleanza civica per Catanzaro, Salviamo Catanzaro, Catanzaro Città d’Europa e Svolta democratica.
Movimento Cinque Stelle. Esordio alle elezioni amministrative catanzaresi per il Movimento Cinque Stelle. A rappresentare i grillini sarà Bianca Laura Granato, docente del liceo Siciliani, uscita vincitrice dalle comunarie del 5 marzo.
Altri. A sfidare i partiti, ci sarà Nicola Fiorita. Giurista quarantaseienne, presidente di Libera Catanzaro e Slow food, figlio dell’ex sindaco Franco, Fiorita sarà sostenuto da tre liste civiche. Una di queste prende il nome del suo movimento: Cambiavento.
“La nostra è un’esperienza che nasce al di fuori dei partiti per dare risposta ad una voglia di politica che nella società c'è, ma non trova nelle formazioni classiche interlocutori credibili” ha spiegato a Repubblica il docente universitario.
In più occasioni, Abramo ha fatto capire di voler andare avanti e ricandidarsi. Anche a costo di spaccare il centrodestra. Il riferimento, in particolare, era al dialogo con Ncd che, dopo mesi di tira e molla, ha, poi, deciso di andare con l’attuale primo cittadino alle urne già dal primo turno. Proprio come Fratelli d’Italia-An.
Esce di scena, invece, l’Udc. Dopo il varo della nuova giunta, all’indomani della ricandidatura, lo Scudo crociato ha ritirato l’assessore Stefania Valente, per accasarsi con Antonio Di Marco, prima, e con il centrosinistra, poi.
Sei liste saranno al fianco del sindaco uscente. Forza Italia in testa e cinque liste civiche: Catanzaro con Sergio Abramo, Catanzaro da vivere, Officine del Sud, Obiettivo Comune, Federazione popolare. L’obiettivo di Abramo, che cerca il quarto mandato, per i prossimi cinque anni è uno solo: “finire quello che abbiamo iniziato”.
Centro-sinistra. I progressisti cercano la spallata, dopo gli ultimi due tentativi andati a vuoto. A guidare la coalizione non sarà Salvatore Scalzo, uscito con le ossa rotte tanto nel confronto con Traversa nel 2011 quanto in quello con Abramo nel 2012, ma Vincenzo Antonio Ciconte.
Il consigliere regionale, ex vicepresidente della giunta Oliverio ed assessore al Bilancio, è stato designato dalla direzione del Pd, che ha scartato l’ipotesi primarie, lo scorso 18 aprile. Ciconte ha ricevuto anche l’appoggio del Partito Socialista Italiano, dell’Unione di Centro e dell’Italia dei Valori, oltre a Calabria in Rete della consigliera regionale Flora Sculco. Con l’ex vicepresidente della Regione, ci saranno anche altre sette liste civiche: S&D-Socialisti e Democratici, Fare per Catanzaro, Alleanza civica per Catanzaro, Salviamo Catanzaro, Catanzaro Città d’Europa e Svolta democratica.
Movimento Cinque Stelle. Esordio alle elezioni amministrative catanzaresi per il Movimento Cinque Stelle. A rappresentare i grillini sarà Bianca Laura Granato, docente del liceo Siciliani, uscita vincitrice dalle comunarie del 5 marzo.
Altri. A sfidare i partiti, ci sarà Nicola Fiorita. Giurista quarantaseienne, presidente di Libera Catanzaro e Slow food, figlio dell’ex sindaco Franco, Fiorita sarà sostenuto da tre liste civiche. Una di queste prende il nome del suo movimento: Cambiavento.
“La nostra è un’esperienza che nasce al di fuori dei partiti per dare risposta ad una voglia di politica che nella società c'è, ma non trova nelle formazioni classiche interlocutori credibili” ha spiegato a Repubblica il docente universitario.
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