Elezioni regionali del Lazio: Roma determinante per la vittoria di Nicola Zingaretti


Oltre ad un nome ed un cognome, quello di Sergio Pirozzi, la vittoria del centrosinistra alle elezioni regionali del Lazio ha anche un luogo. A spingere per la riconferma sul filo di lana di Nicola Zingaretti è il voto della città di Roma. Quella stessa Capitale che il Movimento Cinque Stelle sperava di espugnare proprio come già accaduto appena un anno e mezzo prima. E che, invece, gli preferisce il governatore uscente ed il Partito Democratico.

Elezioni regionali del Lazio: il voto della Regione con e senza Roma

Per dimostrare quanto appena affermato, consideriamo il risultato delle elezioni regionali nel Lazio al netto della città di Roma. I risultati sono riportati nella tabella che segue:

Voti totali Zingaretti
(%)
Parisi
(%)
Lombardi
(%)
Pirozzi
(%)
Altri
(%)
Lazio nel complesso 3 096 519 1 018 523
(32,92)
964 282
(31,17)
834 651
(26,98)
151 452
(4,89)
127 611
(4,12)
Comune di Roma 1 456 007 545 250
(37,44)
404 569
(27,78)
385 058
(26,44)
59 902
(4,11)
61 228
(4,20)
Lazio senza Roma 1 640 512 473 273
(28,85)
559 713
(34,12)
449 593
(27,41)
91 550
(5,58)
66 383
(4,05)

Complessivamente nel Lazio, il governatore uscente Nicola Zingaretti ha ottenuto 1 018 523 voti: di questi 545 250 provengono dalla sola Capitale, mentre 473 273 dagli altri comuni laziali. Al contrario, Parisi raccoglie più voti nella Regione (559 713) che nella Capitale (404 569). Lo stesso vale per Roberta Lombardi (449 593 contro 385 058), Sergio Pirozzi (91 550 contro 59 902) e per tutti gli altri candidati (61 228 contro 66 383).



In pratica, Zingaretti è l'unico dei candidati che ottiene più voti in città che nel resto della regione. Il consenso al governatore uscente a Roma rappresenta il 53,53% contro il 46,57% degli altri comuni del Lazio. Roberta Lombardi, invece, capitalizza il 53,37% di voti nel Lazio contro il 46,13%, che ha raccolto nella Città Eterna.

Diversa è la questione per i due candidati di centrodestra: Parisi e Pirozzi, infatti, spopolano nella gran parte dei comuni del Lazio, mentre a Roma non scaldano particolarmente i cuori. Dalla loro distribuzione dei voti si nota che solo il 40% è imputabile alla Capitale.

Elezioni regionali nel Lazio: come cambia il voto nei Municipi di Roma

Come abbiamo già detto, il voto romano alle elezioni regionali lascia scontento il centrodestra, che sperava in un difficile colpaccio. Lo stesso si può dire per il Movimento Cinque Stelle, che sperava di racimolare nella Capitale molti più consensi. Sulla scia di quanto fatto appena due anni prima, alle elezioni comunali.

Vediamo, quindi, come cambia il voto della città tra le due tornate elettorali. L’immagine che presentiamo indica il candidato sindaco maggioritario per Municipio al primo turno delle elezioni comunali del 2016. Per ciascun Municipio è riportata anche la percentuale conseguita dal candidato più votato.




Nell’immagine che presentiamo sotto, invece, facciamo la stessa operazione per le elezioni regionali del 4 marzo 2018:


Già dal confronto tra le due immagini, possiamo trarre alcune conclusioni interessanti. Innanzitutto, il centrodestra unito riappare sulla scena cittadina, ritornando ad essere maggioritario in una sua tradizionale roccaforte: il Municipio Roma XV.

Il centrosinistra, invece, dilaga per tutta la città: Zingaretti ottiene circa 13 punti in più rispetto a Roberto Giachetti e Stefano Fassina, riportando dalla sua parte 10 municipi che, nel 2016, andarono al Movimento Cinque Stelle. Tra questi, significativo è il consenso che il governatore uscente ottiene nel Municipio Roma XII (Monte Verde) e nei due enti che rinnoveranno l’assise municipale a giugno: a Monte Sacro (Municipio Roma III), il governatore si ferma appena sotto il 40% dei consensi, mentre nel Municipio Roma VIII (Appia Antica) raccoglie il 45,77% dei voti. Zingaretti va bene anche nel municipio più popoloso della città: il Roma VII (San Giovanni-Cinecittà), dove si ferma al 39,54%. Si assiste, poi, ad un ulteriore rafforzamento nei due Municipi in cui Giachetti prevalse alle comunali del 2016: in Centro (Municipio Roma I), il governatore uscente raccoglie il favore di un elettore su due e ci arriva vicino anche nel Municipio Roma II (Parioli-Nomentano-San Lorenzo).

Al Movimento Cinque Stelle, che cala di circa 9 punti rispetto alle elezioni comunali, restano solo le due tradizionali roccaforti: il Municipio Roma VI (Roma delle Torri) ed il Municipio Roma X (Ostia). Qui, la Lombardi supera il 35% dei consensi. Più opaca la prestazione in altri tre municipi della città dove, nel 2016, Raggi aveva totalizzato un risultato superiore alla media comunale. Parliamo del Municipio Roma XI (Arvalia Portuense), dove Lombardi si ferma al 29,06% contro il 37,01% di Raggi; del Municipio Roma IV (Tiburtina), dove i pentastellati passano dal 37,85% al 28,94%; e del Municipio Roma V (Prenestino-Centocelle), in cui Lombardi ottiene il 30,02% a fronte del 37,06% delle comunali.

Elezioni regionali nel Lazio: il confronto con il 2016

Passiamo a vedere le differenze nelle distribuzioni dei rispettivi candidati sindaco e presidente per capire come è variato il voto nella Capitale. Cominciamo il confronto tra i due candidati del Movimento Cinque Stelle.


L’immagine dimostra come non ci siano state significative variazioni tra le preferenze a Raggi e a Lombardi. Entrambe, infatti, sono più suffragate ad Ostia e nei Municipi orientali della Città, mentre sono più deboli nei due centrali, sull’Appia Antica, a Monte Verde e sul Cassia Flaminia. Proprio qui, oltre che a Monte Sacro, si concentrano le maggiori perdite: circa 10 punti in meno rispetto al 2016.

Andiamo, adesso, ai candidati del centrosinistra. Ricordiamo che i progressisti si presentarono alle comunali del 2016 con due aspiranti primi cittadini: Roberto Giachetti per Pd, socialisti, radicali, Verdi, Centro Democratico, Udc e Scelta Civica; Stefano Fassina per Sinistra Italiana. Per operare un confronto quanto più preciso con Nicola Zingaretti, confideremo come valore per le elezioni comunali la somma delle percentuali conseguite da Giachetti e Fassina. I risultati sono illustrati dalla figura che segue:


Notiamo anche qui, una certa somiglianza delle due distribuzioni: il centrosinistra va forte in entrambe le tornate nei due municipi centrali (il I e il II) e nelle due storiche roccaforti rosse di Monte Verde (XII) e dell’Appia Antica (VIII). Quest’ultimo è uno degli enti in cui i progressisti crescono di più, assieme ai Municipi Roma II (Parioli-Nomentano-San Lorenzo) e al Municipio Roma III (Monte Sacro). Si tratta, in queste circostanze, di 10 punti percentuali in più rispetto alle elezioni comunali.

Sebbene il centrosinistra torni ad aumentare i propri consensi nel giro di due anni, non possiamo non notare come ciò avvenga in maniera molto contenuta in alcune delle zone più periferiche della città, che, ormai, sono ad appannaggio del Movimento Cinque Stelle. Proprio a Ostia (X), Prenestino-Centocelle (V) e Roma delle Torri (VI), il governatore uscente totalizza il 4-5% in più rispetto a quanto raccolsero insieme Giachetti e Fassina.

Finiamo, quindi, con il confronto tra i candidati di centrodestra. Come per il centrosinistra, anche i conservatori si presentarono divisi alle elezioni comunali del 2016: Forza Italia e Nuovo Centrodestra con Alfio Marchini, Lega e Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni. Come già fatto per il centrosinistra, anche il questo caso utilizzeremo come metro di paragone con Stefano Parisi la percentuale complessiva ottenuta dai due candidati.


L’immagine non fa emergere significative variazioni tra i due esiti elettorali. Il centrodestra, infatti, risultava particolarmente avvantaggiato nel quadrante di nord-ovest e alle Torri (VI), mentre più debole all’Appia Antica e a Monte Verde.

Lascia, invece, perplessi la questione della differenza dei voti tra le comunali e le regionali: come mai Stefano Parisi, che è arrivato secondo, fa peggio in tutti i Municipi rispetto al 2016, quando i due candidati d’area vennero esclusi dal ballottaggio? Per il semplice fatto che il centrodestra unito non era andato così male alle comunali. Se non ci fosse stata la divisione, infatti, un candidato conservatore avrebbe affrontato al ballottaggio Virginia Raggi al posto di Roberto Giachetti. Anche nel caso di un centrosinistra unito. Non solo: bisogna tener presente, poi, che Stefano Parisi ha subito più di tutti gli altri la concorrenza di Sergio Pirozzi. Che, se non si fosse candidato, avrebbe consentito al centrodestra di mantenersi sugli stessi livelli di due anni fa.

Così, dunque, si spiega il calo del centrodestra che, comunque, è abbastanza contenuto un po’ ovunque. Si passa, infatti, dal -2,2% di Ostia (X) al -5,0% del Prenestino-Centocelle (V). Con una diminuzione più pronunciata anche a Monte Sacro (III) e nel popoloso San Giovanni-Cinecittà (VII).

Elezioni regionali nel Lazio: un focus sulle suddivisioni storiche

I risultati per Municipio danno, comunque ancora un’idea abbastanza vaga del voto a Roma. Le comunità locali, infatti, sono delle vere e proprie città nella città. Un livello di analisi più dettagliato è quello che prende in considerazione le suddivisioni storiche dell’Urbe. Suddivisioni che, ad oggi, non hanno alcuna valenza sotto il profilo amministrativo, ma che dicono sicuramente di più sulla città.

A Roma ve ne sono di quattro tipi: i rioni, i quartieri, i suburbi e le zone. Proviamo a fare un paragone di come è andata alle comunali, comparando il risultato con le regionali. Anche in questo caso, per esigenze di semplificazione i voti raccolti da Zingaretti saranno comparati con quelli racimolati da Giachetti e Fassina, mentre quelli ottenuti da Parisi verranno messi in relazioni con quelli complessivamente andati ad Alfio Marchini e Giorgia Meloni.

Suddivisione
storica
Centro-sinistra Centro-destra M5S
2016 2018 Diff. 2016 2018 Diff. 2016 2018 Diff.
Rioni 42,08 50,03 +7,95 30,30 27,95 -2,35 24,34 14,36 -9,98
Quartieri 32,65 41,88 +9,23 30,77 26,53 -4,24 32,96 23,25 -9,71
Suburbi 27,11 34,58 +7,47 34,18 30,31 -3,87 35,20 26,69 -8,51
Zone 23,09 29,57 +6,48 32,65 29,26 -3,39 40,27 32,66 -7,61
Roma 29,38 37,44 +8,06 31,62 27,78 -3,84 35,26 26,44 -8,82

Come mostra la tabella, ancora una volta non si può che notare una crescita vertiginosa del centrosinistra unito a fronte di un calo più contenuto del centrodestra ed uno più marcato del Movimento Cinque Stelle.

Il decremento di quest’ultimi si fa sempre più forte man mano che ci si avvicina al centro della città: nelle Zone, dove la Lombardi avanza Zingaretti, i pentastellati prendono 7,61 punti in meno di Virginia Raggi. Nei Rioni, invece, sono dieci i punti in meno che l’aspirante governatrice raccoglie rispetto alla sindaca. Il tutto, a fronte di un calo che, su tutto il territorio comunale ammonta all'8,82%.

Al contrario, il centrosinistra cresce ovunque: in questo caso, l’aumento di consenso è più significativo man mano che ci si avvicina al centro. Con un picco nei Quartieri: qui Zingaretti arriva ad ottenere quasi 10 punti in più rispetto a Fassina e Giachetti messi insieme. Al contrario, in periferia, le crescite sono più contenute: 7,47 punti in più nei Suburbi e 6,48 punti in più nelle Zone. Dati, sicuramente più sottotono se relazionati al fatto che in due anni, il centrosinistra recupera l'8,06% su tutto il territorio comunale.

Non ha, invece, una tendenza ben precisa, il centrodestra targato Stefano Parisi. Come per il Movimento Cinque Stelle, il calo è generalizzato ma avviene con più consistenza nella prima periferia. Nei Quartieri, il manager raccoglie il 4,24% in meno, mentre nei Suburbi il 3,87% in meno. Di più, rispetto al 3,84% che Parisi lascia sul campo rispetto al centrodestra unito del 2016.

Traduciamo in una mappa quanto detto fin qui. L’immagine che segue propone proprio il voto delle suddivisioni alle elezioni comunali.


Nel 2018, invece, alle elezioni regionali, Roma ha votato nel modo descritto dall’immagine che segue:


Confrontando le due mappe, il cambiamento di direzione è quanto mai evidente. Il Movimento Cinque Stelle di Roberta Lombardi si ritira, mentre il centrodestra ed il centrosinistra riconquistano terreno dopo la debacle del 2016. Come? Ce lo dice la mappa che segue, nella quale sono evidenziate le zone che cambiano colore politico da un’elezione all'altra:


Zingaretti fa incetta di voti soprattutto all’interno del Grande Raccordo Anulare: dei Quartieri, solo il Lido di Ostia Ponente, San Basilio e l’Alessandrino non lo vedono maggioritario. Tra i Suburbi, invece, solo quello di Trionfale gli preferisce un altro candidato. Quanto alle Zone, restano sempre la spina del fianco del centrosinistra, soprattutto se fuori Grande Raccordo Anulare. Al di fuori dell’anello cittadino, infatti, il governatore uscente riesce a prevalere a La Giustiniana, Marcigliana, Mezzocammino-Vitinia e Tor de Cenci.

Al contrario, Stefano Parisi è proprio fuori città che ha la meglio: non guadagna alcun Quartiere e tantomeno alcun Suburbio. Fatta salva Torricola, poi, le Zone che gli accordano la preferenza sono tutte al di fuori del Grande Raccordo Anulare: troviamo, infatti, San Vittorino, Vallerano, Castel Porziano, Castel Fusano e Castel di Guido. A cui si aggiungono Cesano, La Storta, Isola Farnese, Grottarossa, Labaro e Prima Porta, che sono state, in passato, storiche roccaforti del centrodestra.


Più in generale, Zingaretti ottiene i suoi migliori risultati in un contesto più circoscritto dei suoi alleati: il centro e i quartieri di prima fascia, con il suo primato che si fa più flebile man mano che ci si addentra nella periferia.

Parisi, così come Roberta Lombardi, hanno un consenso più eterogeneo. Il primo, infatti, ha la meglio nelle tradizionali roccaforti del quadrante nord (Cesano, La Storta ed Isola Farnese), a cui si aggiunge Castel Porziano. Per la ex deputata grillina, invece, si possono individuare due aree di egemonia: la prima nel quadrante orientale della città, tra Lunghezza, Borghesiana, Acqua Vergine e Torre Angela; la seconda, nella parte sud-occidentale della Capitale, tra Acilia, Ostia Antica, Ponte Galeria e la Magliana Vecchia.

Elezioni regionali nel Lazio: l'affluenza

Chiudiamo questa analisi del voto di Roma non senza fare un cenno all'affluenza. Rispetto alle elezioni comunali del 2016, infatti, il numero di votanti è sensibilmente aumentato. Alle amministrative, infatti, si recarono alle urne il 57,21% degli aventi diritto. Due anni dopo, invece, salgono al 63,50%. Un aumento - su cui probabilmente ha influito anche la chiamata per le elezioni politiche - che si attesta al 6,29%.

Vediamo che ruolo ha giocato l'affluenza in questa tornata amministrativa. E se, in qualche modo, abbia favorito Zingaretti o penalizzato gli avversari. La mappa che segue riepiloga il dato dei votanti per ciascun Municipio. Per ciascun ente sarà reso noto anche il valore in termini percentuali:



Notiamo che un maggior richiamo si ha in due aree ben precise della città: uno è il quadrante di nord-est, tra i Municipi II (Parioli-Nomentano-San Lorenzo), III (Monte Sacro) e IV (Tiburtina); l'altro è quello di sud-ovest, tra i Municipi IX (Eur) e X (Ostia). Al contrario è nei municipi di nord-ovest, il Monte Mario (XIV) e il Cassia Flaminia (XV) che si registra un'affluenza più bassa.

Da sottolineare, comunque, che un'alta concentrazione di votanti si è registrata in alcuni dei Municipi "incerti" della città. Che si affidarono ai Cinque Stelle nel 2016, virando nuovamente verso centrosinistra nel 2018. Tra questi troviamo il più popoloso della città, San Giovanni-Cinecittà (il VII), Monte Sacro (III) ed Eur (IX).

Al contrario, le tradizionali roccaforti dei singoli partiti non fanno registrare valori particolarmente elevati. Se si fa eccezione per Parioli-Nomentano-San Lorenzo (II) e per Ostia (X).

Concludiamo il focus sull'affluenza con il trend di crescita del numero di votanti, che viene riassunto nel'immagine che segue:


La crescita si attesta tra il 4,5%, fatto registrare nel Municipio Roma XIII al +8,51% del Municipio Roma II. Interessante è notare come nelle roccaforti dei tre partiti si sia registrata la crescita più consistente: troviamo, infatti, i Municipi Roma I e II (dove Zingaretti ha distanziato ampiamente i propri avversari), il Municipio Roma X (a trazione grillina) e il Municipio Roma XV (più favorevole al centrodestra).

La rimobilitazione dell'elettorato, dunque, è stata sicuramente trasversale, anche se, in un certo senso ha favorito maggiormente il centrosinistra. Come già detto, uno dei Municipi in cui Zingaretti ha stravinto - il II - è quello con la più alta percentuale di votanti. In alcuni municipi "incerti" ad alta affluenza (III, VII e IX), i dem sono tornati a prevalere, mentre i Cinque Stelle franano al terzo, salvando la seconda piazza nel solo VII.

Infine, nonostante il tasso di crescita dell'affluenza sia particolarmente alto nel Municipio Roma XV, il centrodestra resta con un pugno di mosche. Il Municipio ha il più basso tasso di affluenza della città, così come è avvenuto anche nell'altro ente in cui i conservatori hanno ottenuto il loro migliori risultati: il Municipio Roma XIII.

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