Fusioni di comuni 2019: nascono 24 nuovi enti



L'anno nuovo porta all'Italia 24 nuovi comuni. Si tratta di quegli enti nei quali si è dato avvio al processo di fusione, votata, in genere, in maniera favorevole tanto dagli abitanti quanto dal Consiglio regionale di appartenenza.

Questi 24 nuovi comuni ne sostituiranno ben 48. In 18 casi si è trattato di una vera e propria fusione, mentre nei restanti 6 si è verificata una incorporazione dell'ente meno popolato in quello con più abitanti. Così, dal 1° gennaio Riva Valdobbia è diventata frazione di Alagna Valsesia; Valmala di Busca; Camo di Santo Stefano Belbo; Castellar di Saluzzo; Ca d'Andrea di Torre de' Picenardi; Bigarello di San Giorgio di Mantova. In quest'ultimo caso, però, anche il nome dell'ente ha subito una modifica: diventa, infatti, San Giorgio Bigarello.

Resta, invece, sospesa la fusione di altri sette comuni, in attesa di una legge regionale che ne disciplini l'istituzione. Parliamo di Vermezzo con Zelo, Cadrezzate con Osmate, Borgo Valbelluna, Pieve del Grappa, Colceresa e Lusiana Conco. Rimandata a luglio, invece, la nascita del primo comune pugliese nato per fusione: Acquarica-Presicce, in Salento.

Va al Piemonte il primato di comuni istituiti al 1° gennaio 2019: se ne contano ben 11, a fronte di 21 enti che perdono questo status. Una discrasia dovuta ad un motivo ben preciso: in quattro casi la fusione è stata una incorporazione. Sempre al Piemonte va un altro record: quello di aver unito due comuni che si erano espressi contrariamente alla fusione. Parliamo di Gattico e Veruno, in provincia di Novara, dove a spingere per il nuovo ente si sono spesi in prima persona i due primi cittadini uscenti, adducendo come motivazione le maggiori disponibilità economiche assicurate al nuovo ente.

Fusione di comuni: il bilancio degli ultimi anni

A quasi cinque anni dall'entrata in vigore della Legge Delrio, che ha incentivato le fusioni dei comuni già previste dal TUEL, cresce il numero degli enti che intraprende questa strada.

Fonte: TuttItalia

Ad oggi se ne contano ben 117 a fronte dei 93 del 2018. Un aumento di 24 unità, quello occorso nel 2019, secondo solo al 2016, quando i nuovi comuni istituiti erano stati 29.

In questo quinquennio è la Lombardia la regione che maggiormente ha risposto alla necessità di fondere i propri comuni. Dal 2014, infatti, qui sono nati ben nuovi 26 enti per fusione. Segue il Trentino-Alto Adige con i suoi 23 comuni. L’unica, insieme al Friuli-Venezia Giulia, regione a Statuto speciale a sostenere questi processi in maniera massiccia.


In Valle d’Aosta, infatti, ancora nessun comune ha deciso di fondersi con i vicini. Lo stesso avviene nelle due Isole maggiori. Sicilia e Sardegna, in particolare, condividono questo trend con la gran parte delle regioni meridionali: anche in Molise e Basilicata (così come accade anche per Umbria e Lazio) si sono registrate fino ad ora zero fusioni. Diverso è il caso dell’Abruzzo, in cui la nascita del comune di Nuova Pescara in sostituzione dell’attuale capoluogo, Spoltore e Montesilvano, avverrà il 1° gennaio del 2022.

Elaborazione su dati di TuttItalia
Più in generale, dal 2013, il numero di comuni italiani è abbondantemente calato: da 8090 si è passati a 7925. I nuovi enti istituiti, infatti, hanno previsto nella maggioranza dei casi la cessazione di quelli preesistenti.

Elaborazione su dati TuttItalia
Due le eccezioni. Una è quella del comune di Mappano, nato per scorporo di questa frazione da tre comuni del torinese. La seconda riguarda le fusioni per incorporazione, che rappresentano poco più del 10% delle fusioni. 

Interessante notare, poi, come la fusione di comune abbia una stretta correlazione con l’esperienza dell’Unione dei Comuni: su 48 enti soppressi ben 32 appartenevano ad una Unione. In due casi, addirittura, il nuovo comune corrisponde con la vecchia Unione comunale.

Elaborazione su dati di Fonte: TuttItalia
Come avevamo già notato per i nuovi comuni istituiti, il podio è ancora formato da Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige. Ma i dati non sono speculari. Se, infatti, alla Lombardia andava il primato di comuni istituiti, al Trentino-Alto Adige va quello di comuni soppressi. Che ammontano ad 84. 

Un numero, questo, che fa riflettere anche su come la fusione avvenga: in Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, infatti, la nascita di nuovi comuni tende ad escludere maggiormente le incorporazioni coinvolgendo più di due enti del territorio rispetto ad altre regioni. Ne è un esempio il comune di Predaia (Trento), sorto dall'unione di ben 5 enti differenti.

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