Centrodestra a valanga, con il centrosinistra che tiene e il Movimento Cinque Stelle che crolla. Senza tanti giri di parole, le elezioni regionali in Sardegna sono all’insegna del solito copione, che vuole la logica dell’alternanza sinistra-destra dominare incontrastata.
A vincere, infatti, in questa tornata elettorale è il centrodestra, che riscuote il proprio bottino di guerra dopo esser stato depredato dal centrosinistra cinque anni fa. Un voto nella continuità della storia elettorale regionale, pur con qualche novità interessante. A partire dall’affluenza.
➧ Vittoria del centrodestra e affluenza: verso una nuova tendenza?
Rispetto al 2014, il numero dei votanti si stabilizza: passa 52,3% al 53,8 %. Addirittura, si registra una crescita che, però, questa volta, va a premiare il centrodestra. Un dato che fa riflettere, se rapportato all’astensione shock di cinque anni fa che aveva fatto da contorno al trionfo di Francesco Pigliaru e del centrosinistra.
Che, dunque, si sia aperta una nuova fase che si rifà alle tendenze osservate a livello nazionale? Potrebbe essere, ma questo lo potremo dire solo col tempo.
Più in generale è difficile individuare una correlazione specifica tra voto e candidati presidente.
Un po’ perché il centrodestra mostra un consenso molto omogeneo su tutta l’isola: Solinas prevale in 300 dei 377 comuni contro i 72 di Zedda e i restanti equamente divisi tra Francesco Desogus e Paolo Maninchedda.
Un po’, perché non c’è molta continuità tra il voto ai candidati presidente ed il numero di votanti. Solinas, infatti, ottiene le sue prestazioni migliori in tre province – Olbia Tempio, Ogliastra e Oristano – in cui l’affluenza è in linea con il trend regionale. Al contrario, Zedda fa meglio nel Medio Campidano – dove si registra l’astensione più alta – e a Cagliari, dove la mobilitazione è avvenuta in maniera più massiccia.
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| Credits: Regione Sardegna |
Quello che è certo è che il centrosinistra ha sicuramente subìto una concorrenza più forte da parte dei sardisti d'area nelle sue roccaforti rispetto a quanto accaduto nel centrodestra. Come mostra l’immagine riportata qui sotto, infatti, è proprio a Nuoro e Sassari schizza la percentuale a candidati terzi. La quale, invece, ha valori più contenuti, ad esempio, ad Olbia Tempio, la storica roccaforte azzurra della Sardegna.
Comunque, Christian Solinas riporta un'ampia vittoria, riuscendo in una storica impresa di strappare al centrosinistra il primato in tutte e otto le circoscrizioni regionali. Un fatto che non ha avuto precedenti in passato.
| Coalizione | Regionali 2014 | Politiche 2018 | Regionali 2018 | Coalizione | diff. con Politiche | diff. con Regionali | ||
| Centro-destra | 304 367 | 269 821 | 366 168 | Centro-destra | ⬆ 61 801 | ⬆ 96 347 | ||
| Centro-sinistra | 233 524 | 180 749 | 213 186 | Centro-sinistra | ⬆ 20 338 | ⬇ 32 437 | ||
| M5S | non presente | 369 196 | 68 758 | M5S | N.D. | ⬇ 300 438 | ||
Inoltre, il centrodestra migliora sensibilmente i propri livelli di consenso: rispetto alle precedenti elezioni le liste della coalizione guadagnano quasi 100 mila voti, mentre ne prendono circa 60 mila in più rispetto alle elezioni politiche.
Come mostra l'immagine, in particolare, sono le liste nazionali a farla da padrone: rappresentano, infatti, il 55% dei voti andati alla coalizione. Marginali, al contrario le liste civiche, con circa l'11%, mentre ai partiti sardisti sono imputabili il 34% dei voti.
Come mostra l'immagine, in particolare, sono le liste nazionali a farla da padrone: rappresentano, infatti, il 55% dei voti andati alla coalizione. Marginali, al contrario le liste civiche, con circa l'11%, mentre ai partiti sardisti sono imputabili il 34% dei voti.
➧ Il ruolo sfumato dei partiti sardisti
Proprio le formazioni regionali sono apparse maggiormente in difficoltà in questa tornata elettorale. Fatta eccezione per il Partito Sardo d'Azione e per i Riformatori Sardi, non troveranno una rappresentanza nel nuovo Consiglio regionale. Complessivamente rappresentano poco più di un quarto dei votanti, in netto calo rispetto alla tornata precedente, quando avevano toccato il loro massimo storico al 35%.
In particolar modo, si ripete uno scenario già visto in passato: tendono ad avere maggiore forza se in coalizione, rimanendo deboli e marginali se preferiscono optare per una corsa in solitaria. Non è un caso che i partiti partecipanti alla coalizione di centrodestra raccolgano il 17% contro l'8% di chi era fuori dai due principali poli.
Anche l'apporto delle liste civiche è decisamente basso: ammonta circa al 17% dei voti validi e alimenta in maniera consistente le casse di questa area gli aderenti al centrosinistra.
➧ Il centrosinistra tra personalizzazione e società civile
L'apertura alla società civile, in effetti, pare aver costituito un valore aggiunto alla coalizione di Massimo Zedda. Tra i Progressisti di Sardegna, infatti, esse rappresentano l'11% dei voti validi complessivi raccolti dalle liste sul territorio regionale, e il 38% delle preferenze valide andate alla coalizione.
Zedda, in effetti, aveva proprio puntato su una alleanza allargata. Così come sulla capacità di personalizzare la campagna elettorale. Un fattore che, per altro, ha sempre maggiormente favorevole per il centrosinistra in una tornata regionale sarda.
Candidato
|
Voti
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| Massimo Zedda | 37 455 | |
| Francesco Desogus | 16 424 | |
| Mauro Pili | 2 429 | |
| Andrea Murgia | 376 | |
| Vindice Lecis | 241 | |
Totale voti al solo candidato
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56 925
| |
| Paolo Maninchedda | -614 | |
| Christian Solinas | - 2 306 | |
E anche questa elezione non ha fatto eccezione: sui 56 925 voti andati al solo candidato governatore, poco più di 37 mila sono andati al sindaco di Cagliari che ha, di fatto, svolto un ruolo da mister preferenze. La personalizzazione giova anche a Francesco Desogus, che raccoglie 16 424 voti in più della lista del Movimento Cinque Stelle, e a Mauro Pili, che porta alla sua coalizione 2 429 preferenze.
Non particolarmente esaltanti i risultati degli altri tre candidati di area centrosinistra: Murgia e Lecis chiudono in positivo di poco, mentre Paolo Maninchedda prende 614 voti in meno del Partito dei Sardi. Una caratteristica che associa l'ex assessore della giunta Pigliaru proprio al candidato del centrodestra Solinas, il quale non mostra alcuna forza di attrattività, raccogliendo 2 306 preferenze in meno della sua coalizione.
Sebbene importante nella costruzione del consenso (il centrosinistra recupera dodici punti dalla debacle delle politiche del 4 marzo, pur mostrandosi in calo rispetto all regionali), anche la personalizzazione del voto non ha consentito a Zedda di fare una rimonta su Solinas. I voti al solo candidato presidente, infatti, rappresentano il 6,91% dei totali espressi.
Cosa ha determinato questo cambiamento repentino degli elettori? Per rispondere sarebbero necessari i flussi elettorali su più ampio spettro. Non essendo disponibili, si può provare ad individuare una tendenza da quelli operati dal Centro Italiano Studi Elettorali su Cagliari e Sassari.
Non particolarmente esaltanti i risultati degli altri tre candidati di area centrosinistra: Murgia e Lecis chiudono in positivo di poco, mentre Paolo Maninchedda prende 614 voti in meno del Partito dei Sardi. Una caratteristica che associa l'ex assessore della giunta Pigliaru proprio al candidato del centrodestra Solinas, il quale non mostra alcuna forza di attrattività, raccogliendo 2 306 preferenze in meno della sua coalizione.
Sebbene importante nella costruzione del consenso (il centrosinistra recupera dodici punti dalla debacle delle politiche del 4 marzo, pur mostrandosi in calo rispetto all regionali), anche la personalizzazione del voto non ha consentito a Zedda di fare una rimonta su Solinas. I voti al solo candidato presidente, infatti, rappresentano il 6,91% dei totali espressi.
➧ Il Movimento Cinque Stelle braccato da Zedda e dalla Lega
Terzo ed ultimo fattore di questa analisi è il tracollo del Movimento Cinque Stelle, che alle scorse elezioni regionali non avevano partecipato. In un anno, i pentastellati lasciano sul campo 300 mila voti e circa 30 punti percentuali.Cosa ha determinato questo cambiamento repentino degli elettori? Per rispondere sarebbero necessari i flussi elettorali su più ampio spettro. Non essendo disponibili, si può provare ad individuare una tendenza da quelli operati dal Centro Italiano Studi Elettorali su Cagliari e Sassari.
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| Credits: Centro Italiano Studi Elettorali |
Nel capoluogo, il bacino di voti che consentì ad Andrea Mura di diventare parlamentare si è diviso in ben quattro parti: due fette maggiormente consistenti indirizzate al non voto e al sindaco Zedda; le restanti due, più contenute, rivolte a Francesco Desogus e a Christian Solinas.
Anche la Lega riconferma solo in parte il proprio bacino elettorale, al contrario di quanto fanno Forza Italia e le liste minori di centrodestra. Ciò, tuttavia, non è una sorpresa: bisogna ricordare che il 4 marzo il Partito Sardo d'Azione non aveva presentato una propria lista.
Trasversale ed attrattivo, invece, è Massimo Zedda: il sindaco riesce a riconfermare in gran parte l'elettorato che scelse Luciano Uras e Roberto Mirasola nel 2018, ottenendo voti anche da chi scelse candidati terzi alle politiche. Una tendenza simile si osserva anche nella città di Sassari, dove Solinas surclassa Zedda con un distacco non particolarmente significativo.
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| Credits: Centro Italiano Studi Elettorali |
Il candidato presidente del centrosinistra, il quale tuttavia perde qualcosa verso Solinas, riesce a pescare sia da chi aveva scelto altri partiti, sia da chi aveva espresso una preferenza per il solo candidato.
Solinas, invece, riesce a pescare maggiormente rispetto a Zedda dal bacino elettorale pentastellato, che, in maniera altrettanto consistente decide di astenersi. Una tendenza che lo accomuna sia a Forza Italia sia alla Lega.
➧ Elezioni Sardegna 2019, cosa concludere?
Arrivati alla fine di questa analisi, cosa possiamo concludere sul risultato elettorale sardo? Innanzitutto che il centrodestra riesce a vincere anche in una fase di rimobilitazione rispetto alla tornata precedente. Il che, probabilmente, costituisce un fatto complementare all'aumento dell'astensione che, nel 2014, caratterizzò la vittoria del centrosinistra.
Quindi, che il risultato del centrodestra è perfettamente ricollegabile all'ottimo stato di salute di cui gode la coalizione nazionale: sono le liste nazionali a monopolizzare l'alleanza a discapito delle liste civiche e dei partiti sardisti, che sono apparsi maggiormente in affanno in questa tornata. Anche le formazioni regionali, comunque, su spinta del Partito Sardo d'Azione e dei Riformatori Sardi in particolare, contribuiscono all'ottimo risultato di Solinas.
Il centrosinistra perde le elezioni, seguendo la ferrea legge dell'alternanza, ma recuperando rispetto alla debacle delle politiche. Ciò si deve in particolar modo alla capacità di Massimo Zedda di aprirsi alla società civile e di far perno sul suo nome per trainare la coalizione. Caratteristiche, tuttavia, che hanno favorito sì un miglioramento del livello dei consensi ai progressisti, ma non sufficiente per una rimonta. I voti alle liste civiche di centrosinistra rappresentano l'11% dei consensi validi espressi per le liste, mentre le preferenze per il solo candidato presidente ammontano al 6% dei voti validi espressi.
In tutto questo, crolla il Movimento Cinque Stelle, di cui è possibile solo mettere a confronto i risultati delle politiche con quelle delle regionali. Più in generale, emerge che chi scelse i pentastellati nel 2018, oggi ha preferito rintanarsi nell'astensionismo, ma non sempre. A Cagliari, i delusi M5S preferiscono Zedda, mentre a Sassari Solinas e la Lega.








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