Il predominio senza confini della Lega spazza via le velleità sul Nord del Partito Democratico. Il 26 maggio, il Piemonte ha deciso di virare a destra, concedendo ad Alberto Cirio una maggioranza molto consistente, in contrasto con quanto i pronostici della vigilia avevano vaticinato.
Un esito che, comunque, non stupisce: la Regione, infatti, sperimenta una continua alternanza al governo dal lontano 2000 e, allo stesso tempo, è ipotizzabile un collegamento con le elezioni europee, che si sono tenute contemporaneamente.
Vediamo, dunque, se esiste un legame tra le due tornate ed, eventualmente, come una abbia influenzata l'altra.
Vediamo, dunque, se esiste un legame tra le due tornate ed, eventualmente, come una abbia influenzata l'altra.
➧ Il consenso sul territorio
Partiamo dalla distribuzione del consenso sul territorio. Come accaduto alle elezioni europee, anche alle regionali, il centrodestra a trazione Lega risulta essere maggioritario in lungo e in largo per tutto il Piemonte.
In totale, Cirio è primo in 1118 comuni su 1181, segnando un nuovo record rispetto a quello che fece Sergio Chiamparino nel 2014. Il governatore uscente, al contrario, si aggiudica la maggioranza in soli 60 enti, registrando il peggior risultato per un candidato di centrosinistra. Bottino magro anche per il pentastellato Giorgio Bertola, che è primo in soli tre comuni.
In totale, Cirio è primo in 1118 comuni su 1181, segnando un nuovo record rispetto a quello che fece Sergio Chiamparino nel 2014. Il governatore uscente, al contrario, si aggiudica la maggioranza in soli 60 enti, registrando il peggior risultato per un candidato di centrosinistra. Bottino magro anche per il pentastellato Giorgio Bertola, che è primo in soli tre comuni.
Fatta eccezione per le elezioni di cinque anni fa, però, c'è da dire che lo schieramento di centrodestra ha sempre avuto un maggior radicamento territoriale nell'intera regione. Anche in occasione delle regionali del 2005 vinte da Mercedes Bresso, infatti, Enzo Ghigo era riuscito ad avere dalla sua ben 841 comuni sui 1206 che all'epoca caratterizzavano il Piemonte.
Questa incongruenza tra voti e distribuzione locale, che si ripropone ad ogni elezione, è da ricercarsi nella particolare struttura demografica - e di conseguenza elettorale - della Regione, che vede la metà dei suoi abitanti collocati nella sola Città metropolitana di Torino, storica roccaforte progressista.
Come possiamo notare dall'immagine, a Chiamparino basta superare il 40% nella sua provincia di provenienza per riequilibrare un distacco che, altrimenti, sarebbe stato molto più ingente. Nonostante ciò, Cirio riesce ad imporsi di misura anche nella circoscrizione meno favorevole al centrodestra.
In effetti, anche qui il consenso al governatore uscente si è di gran lunga ridimensionato a tre grandi aree: la Val Pellice, l'Eporediense e la Prima cintura di Torino, con quest'ultima area che rappresenta circa il 40% dei voti totali raccolti dall'ormai ex presidente.
Oltre al Canavese e alle aree di montagna più periferiche, Alberto Cirio riesce a cannibalizzare gli avversari anche nella Val di Susa, fortino del Movimento Cinque Stelle che qui ha ottenuto proseliti grazie alle sue storiche posizioni contro la Tav. Proprio in valle stanno i tre comuni - Bussoleno, Exilles e Venaus - in cui ha prevalso Giorgio Bertola, il quale, col 28% dei consensi, tuttavia si è conteso la seconda piazza con Chiamparino, venendo staccato di quindici punti da Cirio.
➧ Il voto regionale ed il voto europeo
Dal punto di vista territoriale, dunque, tra elezioni europee ed elezioni regionali non paiono esserci grandi differenze. Ciò, tuttavia, non chiarisce il nesso che lega queste due tornate, occorse nella stessa giornata.
Compariamo, quindi, numericamente le due elezioni. A partire dall'affluenza, che è stata quasi pari: 64,67% degli elettori che si sono espressi per le Europee contro il 63,64% di chi lo ha fatto per le Regionali. Lo scarto, in termini di voti reali, ammonta a circa 280 mila voti in più registrati nelle europee.
Rimanendo in tema di voti assoluti, passiamo a verificare nella tabella che segue il consenso registrato dalle principali coalizioni tra una elezione e l'altra.
Compariamo, quindi, numericamente le due elezioni. A partire dall'affluenza, che è stata quasi pari: 64,67% degli elettori che si sono espressi per le Europee contro il 63,64% di chi lo ha fatto per le Regionali. Lo scarto, in termini di voti reali, ammonta a circa 280 mila voti in più registrati nelle europee.
Rimanendo in tema di voti assoluti, passiamo a verificare nella tabella che segue il consenso registrato dalle principali coalizioni tra una elezione e l'altra.
| Coalizione Europee | Voti (%) |
Voti (%) |
Coalizione Regionali | Diff. | |||||
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
PD - Verdi - +Europa
|
646 674
(29,55%) |
➡
➡
|
638 802
(33,26%) |
Sì - Chiamparino Presidente
|
⬇ 7 962
(⬆ 3,71%)
|
||||
Movimento Cinque Stelle
|
290 141
(13,26%) |
241 014
(12,55%) |
Movimento Cinque Stelle
|
⬇ 49 127
(⬇ 0,71%)
|
|||||
FI + Lega + FdI
|
1 142 712
(52,20%) |
1 028 501
(53,55%) |
Cirio Presidente
|
⬇ 114 221
(⬆ 1,35%)
|
|||||
A parità di votanti non corrispondono uguali soglie di consenso. In linea con la differenza registrata sui voti totali, ogni coalizione arretra rispetto alle elezioni europee. Il calo è più ingente nel centrodestra - con circa 114mila voti in meno - e più contenuto nel centrosinistra, che prende quasi 8mila preferenze in meno alle elezioni regionali.
Considerando il restringimento dell'elettorato, questo vuol dire che i progressisti crescono notevolmente in termini percentuali. La coalizione di partiti che ha sostenuto Sergio Chiamparino arriva a raccogliere 3,5 punti in più delle tre liste - Partito Democratico, +Europa-Italia in Comune, Europa Verde - a cui si è rifatta alle elezioni europee.
Cresce anche l'alleanza di centrodestra, che nella corsa per Bruxelles si attesta al 52,20% e in quella per Palazzo Lascaris raggiunge il 53,55%. Cala, invece, il Movimento Cinque Stelle, per il quale sono più redditizie le elezioni europee: tra una tornata e l'altra, i pentastellati lasciano sul campo poco meno di un punto percentuale.
Per capire analogie e differenze tra europee e regionali non possiamo accontentarci di un paragone ristretto ai soli voti di lista/coalizione. Le elezioni regionali, infatti, sono caratterizzate in parte anche da un sistema maggioritario, legata al voto ai soli candidati presidente, che contribuisce a definire il grado di personalizzazione che le forze in campo sono in grado di dare alla tornata.
Se, dunque, europee e regionali fossero completamente slegate tra loro, dovremmo immaginare una forte capacità di Alberto Cirio a personalizzare la competizione, veicolando su di sé la maggior fetta di voti destinati ai candidati governatore. Ed è quello che andremo a verificare con la tabella che segue.
La tabella smentisce sostanzialmente l'ipotesi avanzata precedentemente: Cirio, infatti, viene più che doppiato da Chiamparino, che raccoglie 145mila preferenze in più rispetto alla sua coalizione. Per l'ex sindaco di Torino, il bilancio è positivo anche in rapporto alle elezioni europee: sono 137mila i voti in più che ha raccolto rispetto a Partito Democratico, +Europa-Italia in Comune ed Europa Verde.
Anche per il pentastellato Bertola, il saldo è positivo se rapportato alle elezioni europee: l'aspirante governatore dei Cinque Stelle prende circa 7mila voti in più della lista che ha corso per Bruxelles e 57mila rispetto a quella preparata per Palazzo Lascaris.
Non va, invece, così bene per il neogovernatore Alberto Cirio: raccoglie sì 63mila voti in più dei partiti che lo hanno sostenuto nella corsa della Regione, ma ne perde 50mila rispetto alle liste di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega che si sono presentate nella competizione per l'Europarlamento.
Considerando il restringimento dell'elettorato, questo vuol dire che i progressisti crescono notevolmente in termini percentuali. La coalizione di partiti che ha sostenuto Sergio Chiamparino arriva a raccogliere 3,5 punti in più delle tre liste - Partito Democratico, +Europa-Italia in Comune, Europa Verde - a cui si è rifatta alle elezioni europee.
Cresce anche l'alleanza di centrodestra, che nella corsa per Bruxelles si attesta al 52,20% e in quella per Palazzo Lascaris raggiunge il 53,55%. Cala, invece, il Movimento Cinque Stelle, per il quale sono più redditizie le elezioni europee: tra una tornata e l'altra, i pentastellati lasciano sul campo poco meno di un punto percentuale.
Per capire analogie e differenze tra europee e regionali non possiamo accontentarci di un paragone ristretto ai soli voti di lista/coalizione. Le elezioni regionali, infatti, sono caratterizzate in parte anche da un sistema maggioritario, legata al voto ai soli candidati presidente, che contribuisce a definire il grado di personalizzazione che le forze in campo sono in grado di dare alla tornata.
Se, dunque, europee e regionali fossero completamente slegate tra loro, dovremmo immaginare una forte capacità di Alberto Cirio a personalizzare la competizione, veicolando su di sé la maggior fetta di voti destinati ai candidati governatore. Ed è quello che andremo a verificare con la tabella che segue.
| Candidato Presidente | Voti (%) |
Voti (%) |
Coalizione Regionali | Diff. | |||||
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Sergio Chiamparino
|
783 805
(35,80%) |
➡
➡
|
638 802
(33,26%) |
Sì - Chiamparino Presidente
|
⬆ 145 003
(⬆ 2,56%)
|
||||
Giorgio Bertola
|
298 086
(13,61%) |
241 014
(12,55%) |
Movimento Cinque Stelle
|
⬆ 57 072
(⬆ 1,06%)
|
|||||
Alberto Cirio
|
1 091 814
(49,86%) |
1 028 501
(53,55%) |
Cirio Presidente
|
⬆ 63 763
(⬇ 3,69%)
|
|||||
La tabella smentisce sostanzialmente l'ipotesi avanzata precedentemente: Cirio, infatti, viene più che doppiato da Chiamparino, che raccoglie 145mila preferenze in più rispetto alla sua coalizione. Per l'ex sindaco di Torino, il bilancio è positivo anche in rapporto alle elezioni europee: sono 137mila i voti in più che ha raccolto rispetto a Partito Democratico, +Europa-Italia in Comune ed Europa Verde.
Anche per il pentastellato Bertola, il saldo è positivo se rapportato alle elezioni europee: l'aspirante governatore dei Cinque Stelle prende circa 7mila voti in più della lista che ha corso per Bruxelles e 57mila rispetto a quella preparata per Palazzo Lascaris.
Non va, invece, così bene per il neogovernatore Alberto Cirio: raccoglie sì 63mila voti in più dei partiti che lo hanno sostenuto nella corsa della Regione, ma ne perde 50mila rispetto alle liste di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega che si sono presentate nella competizione per l'Europarlamento.
➧ Cosa concludere?
Il traino delle elezioni europee sulle elezioni regionali c'è, quindi, sicuramente stato. Lo ha dimostrato la distribuzione del voto sul territorio ed in parte il voto di coalizione. Tuttavia, il centrosinistra ed il Movimento Cinque Stelle confermano ancora la loro capacità di far presa sul territorio grazie ai propri candidati, riducendo così un distacco che, altrimenti, sarebbe stato di gran lunga più ingente.
Questo ci consente di dire che queste elezioni non hanno segnato una svolta rispetto a quanto osservato nelle tornate regionali precedenti: sebbene la personalizzazione vada appannaggio di democratici e pentastellati, il Piemonte resta una regione incerta, nella quale il voto nazionale riesce a condizionare quello locale.
Questo ci consente di dire che queste elezioni non hanno segnato una svolta rispetto a quanto osservato nelle tornate regionali precedenti: sebbene la personalizzazione vada appannaggio di democratici e pentastellati, il Piemonte resta una regione incerta, nella quale il voto nazionale riesce a condizionare quello locale.


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