L'ultimo election day del 2021: le elezioni provinciali

Sabato 18 dicembre è stata la volta di un nuovo election day. Dopo Montecitorio, i comuni e la Regione Calabria, a rinnovarsi sono state le province e le Città metropolitaneOttantuno in totale gli enti coinvolti per 31 posti da nuovo presidente, 886 seggi da consigliere provinciale, e 116 da consigliere metropolitano.

Un election day ristretto, perché, come previsto dalla Legge Delrio, a costituire tanto l'elettorato attivo quanto quello passivo sono gli amministratori locali in carica al momento dell'elezione.

Elezione del Presidente

Cominciamo dall'elezione del Presidente della Provincia. Sulle trentuno province chiamate al voto, solo in 17 si è avuta la scadenza naturale del mandato: si trattava, infatti, di quelle amministrazioni rinnovate per l'ultima volta nel 2016 (per le quali l'emergenza Covid ha visto una proroga) e nel 2017.

Le restanti 14, invece, sono arrivate al voto anticipatamente, a seguito della decadenza del Presidente. Bisogna, infatti, ricordare che la fine del mandato a livello comunale comporta automaticamente la fine anche di quello in Provincia. 


L'infografica mostra i risultati delle elezioni provincia per provincia. A Bergamo e Rovigo vince un inedito asse Partito Democratico-Lega, Caserta che va ad una coalizione di centro, composta da Italia Viva, Noi Campani e Moderati, mentre nelle altre 28 province lo scontro si chiude in parità (14 per il centrosinistra e 14 per il centrodestra).

Senza dubbio, però, a vincere questa tornata di provinciali è il centrodestra: lo schieramento conservatore strappa ai centristi Crotone e ai progressisti Pavia, Imperia, Macerata e gli storici fortini di Mantova e Fermo. I democratici, al contrario si devono accontentare di aver riconquistato dopo cinque anni Grosseto e Belluno, dove il presidente uscente Roberto Padrin era sostenuto da una coalizione trasversale più tendente verso centrodestra.

Elezione del Consiglio provinciale

Contemporaneamente, si è svolto il rinnovo di 75 tra consigli provinciali e metropolitani, il cui mandato era cominciato prima che la pandemia di Covid-19 avesse inizio. A differenza del presidente che resta in carica per 4 anni, i consigli provinciali si rinnovano ogni due anni, ragion per cui la tornata immediatamente precedente era stata quella svoltasi a cavallo tra l'autunno del 2018 e la primavera del 2019. 
 

L'infografica mostra i risultati per consiglio. Il centrodestra se ne aggiudica 35, battendo il centrosinistra che si ferma a quota 30. A Caserta e Benevento si afferma uno schieramento centrista, mentre sono 9 gli enti che si affidano ad una maggioranza trasversale. Quest'ultima, in particolare, si presenta sotto due forme differenti: in alcuni casi - come Ascoli Piceno, Asti, Padova, Vicenza e Pesaro Urbino - sono la conseguenza di un accordo territoriale per presentare una lista unica o comunque fondata sull'appartenenza a determinati territori della provincia; in altri - come Bergamo, Frosinone, Latina e Viterbo - le alleanze tra le liste in consiglio non seguono lo schema classico destra-sinistra.

Più in generale, anche nel caso dei consigli, è il centrodestra ad aver vinto la tornata perché oltre a riconfermare quelle realtà dove era maggioranza (Alessandria, Arezzo, Campobasso, Catanzaro, Lodi, Novara, Pescara, Piacenza, Rieti, Savona, Sondrio, Teramo, Treviso, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Verona e Vibo Valentia), riesce ad imporsi in altri quattordici enti. Se, poi, cedono le due province campane di Caserta e Benevento ai centristi, da essi guadagnano Macerata e Crotone. Ci sono, poi, i casi di Lecco e Imperia, dove i consigli tornano ad assumere una connotazione politica ben più marcata dopo anni di trasversalismo.

Il centrosinistra, al contrario, arretra lasciando al centrodestra la maggioranza in nove consigli (Avellino, Como, Cosenza, Fermo, Mantova, Monza e Brianza, Pavia, Pistoia e Terni) e Ascoli Piceno a favore di un consesso aperto anche a Movimento Cinque Stelle e liste civiche. Il bilancio poteva essere ulteriormente negativo, se si considera il fatto che a Brescia, Ferrara, Perugia e Grosseto il consiglio è spaccato a metà. In queste circostanze, quindi, la maggioranza è assicurata dal presidente che proviene in tutti e quattro gli enti dalle fila progressiste.

La provincia maremmana è una delle consolazioni per Pd e alleati, così come Barletta-Andria-Trani perché rappresentano due conquiste ai danni del centrodestra. Ci sono, poi, Cuneo, dove il listone unico lascia spazio ad una maggioranza più orientata verso centrosinistra,  e le Città metropolitane di Roma Capitale e Torino, dove i Cinque Stelle pagano la sconfitta nei due comuni capoluogo alle ultime elezioni comunali.

Una prova di forza, quella del centrodestra, che consente ai conservatori di lasciarsi alle spalle la sconfitta elettorale delle amministrative di ottobre, volgendo lo sguardo verso i nuovi appuntamenti elettorali.

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