Quattro dettagli surreali sulle leggi elettorali italiane che forse non conoscevi

In Italia, la legge elettorale è un argomento onnipresente e un perenne campo di battaglia. Tutti ne parlano, quasi sempre per lamentarsene, ma dietro sigle ormai celebri come Porcellum o Rosatellum si nasconde un labirinto di dettagli bizzarri, meccanismi controintuitivi e aneddoti che sembrano usciti da un manuale di surrealismo politico più che da un testo normativo.

Al di là delle grandi discussioni su governabilità e rappresentanza, la storia elettorale della nostra Repubblica è costellata di stranezze che rivelano molto sulla nostra cultura politica. Leggi approvate e mai usate, soprannomi denigratori coniati dagli stessi autori, criteri di assegnazione dei seggi che si affidano all'anagrafe: sono questi i fossili legislativi che raccontano una storia più profonda.

Vi guideremo in questo viaggio alla scoperta di quelle stranezze surreali, che forse solo gli addetti ai lavori conoscevano. Un viaggio che trasformerà un argomento apparentemente noioso in una serie di scoperte sorprendenti, capaci di cambiare il modo in cui guardate alle elezioni in Italia.

 La legge scritta, approvata ma mai usata: il caso dell'Italicum

Nella storia elettorale italiana, il paradosso dell'inutilità ha un nome dell'Italicum, la legge elettorale voluta dal governo Renzi tra il 2014 e il 2015. Mesi di accesi dibattiti parlamentari, attenzione mediatica spesa per creare una legge elettorale destinata a regolare il cuore della democrazia, per poi non utilizzarla mai, per la seconda volta nella storia dell'Italia unita dopo una norma del periodo fascista.

L'Italicum fu progettato con un'architettura precisa e ambiziosa: disciplinare l'elezione della sola Camera dei Deputati, in previsione della riforma costituzionale Renzi-Boschi che avrebbe trasformato il Senato in un organo non più elettivo. L'obiettivo dichiarato era garantire una stabilità di governo quasi granitica.

L'ironia della sorte, però, fu spietata. Questa legge, nata per essere un pilastro del sistema, fu prima parzialmente smantellata dalla Corte Costituzionale e poi, di fatto, resa un relitto legislativo dalla sconfitta della riforma al referendum del 4 dicembre 2016. In un colpo solo, l'immenso sforzo politico si rivelò un colossale errore di calcolo, consegnando alla storia una legge mai applicata.

🐷Quando è l'autore della legge a battezzarla come una "porcata": il caso del Porcellum

La legge elettorale del 2005, nota come Legge Calderoli, è universalmente conosciuta con un soprannome tanto celebre quanto dispregiativo: Porcellum. A coniare il termine fu Giovanni Sartori, il quale trasse ispirazione da una celebre ammissione dello stesso ministro proponente, Roberto Calderoli, che parlando con i giornalisti definì la sua stessa creazione una "porcata".

Questo episodio non è un semplice aneddoto, ma ricorda come le leggi elettorali finiscano, alle volte, deliberatamente per accentuare le storture del principio di rappresentanza a discapito della governabilità. Il premio regionale al Senato, ad esempio, ha fatto sì che Camera alta e Camera bassa avessero due maggioranze diverse in due casi d'applicazione su tre. Il che ha comportato in tutte le circostanze in cui la legge è stata applicata una fine anticipata della legislatura e maggioranze a simmetrie variabili.

La definizione Porcellum ha accompagnato la legge per tutta la sua esistenza, alimentando un cinismo diffuso e preparando il terreno per anni di instabilità politica e contestazioni, culminate con la parziale bocciatura da parte della Corte Costituzionale sull'applicazione del premio di maggioranza alla Camera e sulle liste bloccate.

Lo "spareggio all'anagrafe" nel Mattarellum e nel Rosatellum

Cosa succede se, in un collegio uninominale dove vince chi prende anche un solo voto in più, due candidati ottengono esattamente lo stesso numero di preferenze? È uno scenario raro, ma che la legge deve prevedere. Le soluzioni adottate in Italia non sono state solo curiose, ma una vera e propria micro-storia delle narrazioni politiche dominanti.
Con il Mattarellum (1993), in caso di parità, il seggio veniva assegnato al candidato più anziano. La norma incarnava un valore tradizionale: il primato dell'esperienza, della saggezza legata all'età.
Ventiquattro anni dopo, con un'inversione a U che riflette un cambio di paradigma culturale e politico, il Rosatellum (2017) ha stabilito la regola opposta: a parità di voti, vince il candidato più giovane. In questo caso, il legislatore ha codificato il valore della rottamazione e del rinnovamento generazionale.
Questo dettaglio, apparentemente marginale, dimostra come persino una regola di spareggio possa diventare lo specchio delle retoriche politiche di un'intera epoca.

🔁L'effetto flipper del Rosatellum: quando il parlamentare cambia dopo la proclamazione

Forse nessuna norma come il Rosatellum ha creato una frattura così profonda tra il voto espresso nel seggio e il risultato finale, a causa di un meccanismo perverso noto come "effetto flipper". Questa regola può portare a modificare il quadro degli eletti anche giorni dopo l'ufficializzazione dei risultati, lasciando l'elettore disorientato.

Per capirlo, usiamo un'analogia. Immaginate che la legge decida prima di tutto il "budget" nazionale di seggi per ogni partito: al Partito X spettano esattamente 50 seggi in tutta Italia, non uno di più, non uno di meno. Solo dopo va a vedere i risultati locali, secondo il cosiddetto modello top-down

Se, per caso, nella distribuzione territoriale, i candidati del Partito X vincono 52 seggi nei collegi plurinominali, il sistema deve intervenire per far tornare i conti. Come un flipper, "colpisce" e fa saltare i due seggi in eccesso, tipicamente quelli vinti con il margine più risicato, e li riassegna ai "migliori perdenti" di un altro partito in un'altra parte d'Italia.

Ecco l'effetto flipper: il vincitore in un collegio può venir sacrificato sull'altare della matematica nazionale. Sebbene tecnicamente necessario al funzionamento della legge, questo meccanismo altera la percezione della rappresentanza territoriale e crea una sgradevole disconnessione tra volontà popolare locale e risultato definitivo.

📝Un sistema alla perpetua ricerca di se stesso

Questi quattro esempi dimostrano come la storia elettorale italiana sia un affascinante e tortuoso susseguirsi di sistemi complessi, spesso pieni di falle, paradossi e autentiche stranezze. Il continuo intervento di referendum abrogativi e della Corte Costituzionale per correggere, smantellare o riscrivere le regole del gioco non è un caso, ma la prova di una costante insoddisfazione e di una cronica difficoltà nel trovare un equilibrio stabile tra rappresentanza e governabilità.

Considerando questa storia di continui cambiamenti e conseguenze inaspettate, sorge una domanda: la vera costante del sistema politico italiano non è forse la perenne e irrisolta ricerca della legge elettorale perfetta?

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