Benché attesa è stata comunque inaspettata. La storica svolta politica dell'Umbria non è avvenuta seguendo quanto i pronostici della vigilia avevano vaticinato perché il centrodestra stravince su tutti i fronti. A scrutinio terminato, il margine di vantaggio della Lega sul Partito Democratico ammontava a quindici punti, che diventano venti nel confronto Tesei-Bianconi.
Un risultato similare si era già posto in passato, ma a parti invertite. Questo repentino cambiamento, in linea con le tornate elettorali degli ultimi anni, pone sicuramente la necessità di riflettere su come territorio e sistema politico si sono adattati a quello che pare essere un nuovo equilibrio.
Partiamo dal voto sul territorio. L'infografica che segue riassume le percentuali ottenute dai candidati presidenti nei 92 comuni umbri. Più la gradazione di colore si fa intensa, più vuol dire che un aspirante governatore ha prevalso con un distacco netto sugli altri competitor.
➧ Poche isole arancioni in un mare verde/blu
Per approfondire: Le mappe elettorali |
Partiamo dal voto sul territorio. L'infografica che segue riassume le percentuali ottenute dai candidati presidenti nei 92 comuni umbri. Più la gradazione di colore si fa intensa, più vuol dire che un aspirante governatore ha prevalso con un distacco netto sugli altri competitor.
Il voto a Donatella Tesei è sostanzialmente omogeneo: la senatrice leghista prevale in entrambe le province – con un margine più ampio a Terni e uno più contenuto a Perugia – ed è prima in 86 dei 92 comuni alle urne. Tesei sfonda sull'appennino ed in Valnerina, ossia il territorio che grosso modo ricalca il collegio uninominale di Terni del Senato, mentre fatica ad affermarsi nelle zone tradizionalmente più di sinistra, ossia il confine con la Toscana e l'area circostante a Gubbio. Qui, infatti, sono situati i comuni in cui la Tesei ha risultati più opachi e i sei paesi in cui ha prevalso Vincenzo Bianconi: Paciano, Panicale, Allerona, Parrano, Montone e Lisciano Niccone.
Più in generale, c'è molta continuità tra il voto del 27 ottobre e quello del 26 maggio: dove il centrodestra era andato bene alle elezioni europee consolida la propria posizione, eventualmente aumentando i propri consensi. Questo è ciò che il coefficiente di determinazione del grafico dice, mettendo in correlazione le due tornate elettorale.
Resta da capire, però, a chi bisogna imputare questo risultato inedito della coalizione di centrodestra in uno dei fortini rossi del Paese. Secondo i risultati elettorali, la candidata per eccellenza appare essere la Lega, che riesce a far veicolare su di sé quasi quattro votanti su dieci. Non solo, alla stregua di quanto accadeva in passato con il Partito Democratico, il Carroccio presenta un voto sostanzialmente uniforme su tutto il territorio.
Come dimostra la figura qui sopra riportata, infatti, la Lega risulta essere il partito più votato in 83 dei 92 comuni, lasciandone 7 al Partito Democratico e uno ciascuno agli alleati della Lista Tesei (Scheggino) e Fratelli d'Italia (Preci). Nonostante conquisti quasi quattro elettori su dieci, risultando maggioritario nella gran parte dei comuni, tuttavia, non è solo il Carroccio ad essere determinante per la vittoria di Donatella Tesei.
Correlazione tra voto ai singoli partiti e i voti totali alla candidata presidente |
Benché, infatti, presenti un coefficiente di determinazione più alto degli altri partiti nazionali, la Lega registra un valore più basso della Lista Tesei, composta da esponenti della società civile. Dunque, la vittoria della neo governatrice è più imputabile alla intera coalizione più che ad un solo partito. Ciò è intuibile anche da come si distribuisce il consenso all'interno della coalizione: dal Carroccio, infatti, proviene "solo" il 60,5% dei voti espressi verso Donatella Tesei contro il 17,2% di Fratelli d'Italia, il 9,0% di Forza Italia, il 6,4% della Lista Tesei, il 3,3% di Umbria Civica.
➧ Cambia l'amministrazione ma non il sistema politico
Non sembra esserci spazio per un "voto d'opinione" - tipico proprio di quelle aree in cui la Lega tradizionalmente ha costruito il proprio consenso - per dirla con Pasquino e Parisi: solo il 5,7% dei voti espressi è indirizzato solo verso un candidato presidente. Di questi, il 49% sono stati raccolti da Vincenzo Bianconi, il 36% da Donatella Tesei ed il restante 15% dagli altri candidati.
Oltre a dimostrarsi più attrattivo della sua avversaria, Bianconi - forte dell'indipendenza dai due principali partiti che attorno a lui hanno costruito l'inedito cartello elettorale - ha una migliore capacità di Tesei nel personalizzare la campagna elettorale, ottenendo un valore più alto dell'indice di personalizzazione creato da Legnante e Baldini.
Oltre a dimostrarsi più attrattivo della sua avversaria, Bianconi - forte dell'indipendenza dai due principali partiti che attorno a lui hanno costruito l'inedito cartello elettorale - ha una migliore capacità di Tesei nel personalizzare la campagna elettorale, ottenendo un valore più alto dell'indice di personalizzazione creato da Legnante e Baldini.
Come indicato anche dalla figura riportata sopra, il sistema politico umbro non sembra, poi, aver subito dei cambiamenti sostanziali, nonostante l'inedito risultato elettorale.
Come nelle elezioni precedenti, infatti, i partiti effettivi in grado di contare in Regione sono pochi con l'indice di Laasko-Tagepera che dà un valore pari a 4,8. Inoltre, si mantiene un alto valore dell'indice di bipartitismo - con sei elettori su dieci che hanno scelto la Lega ed il Partito Democratico - e di bipolarismo.
Su quest'ultimo punto, si potrebbe pensare che abbia influito la decisione del Movimento Cinque Stelle di non costituire un polo alternativo, ma di allearsi col centrosinistra. Sicuramente ciò è vero, ma, alla luce dei risultati elettorali, è altrettanto necessario affermare che il valore dell'indice di bipolarismo sarebbe stato comunque in linea con l'alto valore riscontrato nelle elezioni regionali precedenti.
Non sembra, inoltre, che ci sia spazio per quello che Parisi e Pasquino chiamavano "voto di scambio" e con cui si intende una alta propensione degli elettori a votare le liste per scegliere i candidati al Consiglio regionale, così come avviene di norma nelle regioni meridionali.
Come mostra la figura sopra riportata, infatti, il tasso di preferenza medio è del 25,5%, in linea con i dati delle altre regioni dell'Italia centrale e in calo rispetto alle precedenti elezioni regionali. Prendendo in analisi le sole liste ammesse al Consiglio regionale, si notano alcune analogie: sono le due liste del presidente a far registrare il tasso più alto, così come Fratelli d'Italia e Forza Italia, che nel sistema politico attuale possono essere definiti come "partiti medi". Al contrario i principali partiti nazionali - Partito Democratico, Lega e Movimento Cinque Stelle - fanno registrare valori in linea o più bassi rispetto la media nazionale.
Stenta ancora ad affermarsi il voto nei confronti delle candidate donne, nonostante l'introduzione della doppia preferenza: il 58,1% delle preferenze espresse, infatti, vanno a favore di uomini, contro il 41,9% riservato alle donne. Nessuna lista, poi, vede le candidate di sesso femminile essere più votate rispetto agli uomini. Un dato che, in parte, stona con il contesto umbro: dal 2000, infatti, la Regione è stata guidata da presidenti donne e nel 2010 era stata una delle due regioni - l'altra era il Lazio - in cui la corsa era stata tutta al femminile.
➧ Verso un voto di protesta o una subcultura territoriale verde?
I tratti delineati fin qui in merito alle elezioni regionali del 2019 in Umbria fanno, quindi, pensare che al cambio dell'amministrazione, non sia corrisposto un mutamento del sistema politico. Si può, quindi, parlare ancora a buon diritto di "voto di appartenenza", anche se non nei confronti del tradizionale referente, incarnato dal Partito Democratico e dagli eredi del Partito Comunista Italiano.
Come, dunque, si deve leggere questo cambio improvviso di colore politico? Si sta formando una subcultura territoriale "verde" nel cuore di quella che è considerata la "Zona rossa" del Paese? Affermare ciò sembra prematuro, così come pensare che si tratti solo di un voto di protesta nei confronti di una classe dirigente non più in sintonia con i propri elettori può essere un giudizio superficiale ed affrettato.
Su questo potranno dire di più le prossime tornate elettorali - a cominciare da quella che nel nuovo anno coinvolgerà il collegio uninominale di Terni per il Senato - che, dunque, manterranno vivi i riflettori su questa piccola regione.