Pur andando letteralmente a Roma, il Partito Democratico non perde la poltrona. Toccherà a Cecilia D'Elia sostituire a Montecitorio il neo eletto sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
La coordinatrice nazionale delle Donne Democratiche ed esponente della segreteria Letta, appoggiata da una coalizione larga che comprende socialisti, Liberi e Uguali, Europa Verde, Democrazia solidale e Movimento Cinque Stelle, ha sconfitto con ampio margine gli altri quattro competitors: la magistrata Simonetta Matone per il centrodestra, Valerio Casini per Italia Viva e repubblicani, Beatrice Gamberini di Potere al Popolo e l'imprenditore Lorenzo Vanni, supportato da un movimento civico.
La vittoria di Cecilia D'Elia non cambia, dunque, gli equilibri parlamentari, con la maggioranza a sostegno di Mario Draghi che mantiene un seggio, né l'assetto dei grandi elettori per il Quirinale.
L'elezione del Capo dello Stato, però, non era l'unico motivo per cui c'era grande attesa sul voto: il Collegio uninominale di Roma Trionfale giunge al voto per la
seconda volta nell'arco di due anni, divenendo il primo collegio italiano in cui si è svolta più di una elezione suppletiva in una legislatura.
Come mostra l'infografica, D'Elia si aggiudica il seggio agevolmente, ottenendo il 59,43% dei voti, contro il 22,42% di Simonetta Matone, il 12,93% di Valerio Casini, il 3,24% di Beatrice Gamberini ed il 1,97% di Lorenzo Vanni.
Per tutti gli schieramenti già presenti nella scorsa tornata, però, si tratta di un gioco a somma zero. Al netto della spaccatura con Italia Viva, Cecilia D'Elia perde quasi 8mila voti e 2,85 punti percentuali rispetto a Gualtieri. A parità di coalizione, Matone arriva quasi a dimezzare il bottino di Maurizio Leo, lasciandosi per strada e il 3,66%. Lo stesso vale per Beatrice Gamberini che pur ottenendo lo 0,83 in più di Lisa Canitano, perde 119 preferenze.
A giocare, comunque, a sfavore di tutti i candidati, ancora una volta è stata la bassissima affluenza. Ha votato, infatti, l'11,83% degli aventi diritto, con un netto calo (quasi 6 punti percentuali) rispetto alle precedenti suppletive che già avevano stabilito un record negativo.
A destare maggiori perplessità, però, non è stata tanto la propensione degli elettori a rimanere a casa quanto l'interpretazione che le diverse forze politiche hanno dato del risultato, a partire dai commenti rilasciati dai dirigenti di Italia Viva che, anche attraverso le piattaforme social, hanno stigmatizzato l'esito delle urne, puntando il dito contro coloro che li additavano al 2% nei sondaggi. Ma è realmente una interpretazione plausibile?
Fermo restando che Casini era sostenuto anche da Azione, Più Europa e Partito Repubblicano Italiano (che non comparivano nel simbolo), il confronto con le ultime elezioni comunali di Roma restituisce un quadro abbastanza veritiero di quanto possa essere plausibile e vincente questa narrazione.
Anche se metodologicamente scorretto perché suppletive ed amministrative sono tornate diverse e rispondono a dinamiche e sistema elettorale differenti, il paragone appare comunque calzante.
Casini, infatti, aveva partecipato anche alle comunali, risultando il più votato della lista civica Calenda Sindaco che, vale la pena di ricordarlo, è stata la più suffragata alle elezioni amministrative. La lista, poi, era proprio formata dai partiti che hanno appoggiato il giovane consigliere comunale nella sua corsa per Montecitorio.
Il responso delle urne non sembra dare tanto ragione ad Italia Viva per due motivi essenziali: Casini si piazza, infatti, al terzo posto, dietro a Cecilia D'Elia e Simonetta Matone, quando potenzialmente poteva ambire alla vittoria o, comunque, ad una seconda posizione.
Aggregando i dati elettorali relativi al primo turno delle amministrative delle 218 sezioni del Collegio uninominale (i 22 rioni del Centro storico più i quartieri Flaminio, Trionfale e Della Vittoria) ci si accorge che il candidato sindaco più votato era stato proprio Carlo Calenda.
Il leader di Azione aveva raccolto complessivamente 29.816 voti (pari al 31,7%) contro i 28.985 voti (ossia il 30,8%) di Roberto Gualtieri e i 23.357 voti (ossia il 24,8%) di Enrico Michetti. Tra i tre candidati principali, Casini, poi, è quello che fa registrare l'emorragia più ingente di voti rispetto al candidato sindaco d'area delle ultime comunali.
Prende, infatti, 27.118 voti in meno rispetto a Carlo Calenda. Anche Simonetta Matone e Cecilia D'Elia fanno registrare un calo pesante - e questo va detto per amor di verità - ma ad entrambe è andata sicuramente meglio: la prima perde, infatti, 18.679 voti rispetto a Michetti, mentre la seconda si lascia per strada 16.594 preferenze raccolte da Gualtieri.
Si potrebbe, poi, dire che Casini ha avuto il merito di ampliare la sua base elettorale, passando dalla 424 preferenze delle comunali che aveva preso nelle sezioni del collegio in occasione delle amministrative alle 2.698 delle suppletive. Anche in questo caso, la narrazione appare poco convincente. Simonetta Matone - che nel voto di ieri ha preso 4.678 voti - partiva, infatti, da poco più in alto: erano 452 preferenze che aveva raccolto nelle sezioni del collegio alle elezioni amministrative di ottobre.
Sicuramente la bassissima affluenza ha penalizzato Casini e questo lo fa pensare il fatto che, alle comunali, dove si era votato di più, Carlo Calenda aveva ottenuto le sue migliori performance. Tuttavia non è abbastanza per dire che si sia trattato di un risultato eccellente.