Elezioni provinciali

LA RIFORMA DELRIO

Le nuove elezioni provinciali sono soggette alla legge 56 del 7 aprile 2014, più nota come Riforma Delrio. Con questo provvedimento, si introducono anche le Città metropolitane, volute con la riforma del Titolo V adottata con la legge costituzionale 3 del 2001. 

 

Cambiano gli organi: via la giunta provinciale

Oltre a determinate competenze, la riforma cancella la giunta provinciale. Detto altrimenti, gli organi della provincia 2.0 sono il presidente, il consiglio provinciale e l'assemblea dei sindaci

Al primo sarà assegnato un compito di sovrintendenza e rappresentanza; il secondo, invece, avrà potere di controllo e di gestione dell'ente, approvando statuti, piani e regolamenti; infine, all'assemblea dei sindaci spettano poteri consultivi e propositivi.

Una elezione di secondo grado

La vera novità, però, sta nel metodo di scelta dei nuovi organi provinciali: via il suffragio universale e l'elezione diretta da parte dei cittadini. L'elettorato passivo previsto dalla Delrio è composto dai sindaci e dai consiglieri comunali, ad esclusione degli enti commissariati.

Si dovrà, dunque, appartenere all'assise locale per poter accedere alla nuova provincia. Le candidature dovranno essere sottoscritte da almeno il 15% del corpo elettorale, che viene aggiornato di volta in volta sino alla data del voto. 

Si voterà distintamente il presidente della provincia e per il consiglio provinciale, che hanno mandato differente. Il primo, infatti, resta in carica per quattro anni, decadendo se dismette i panni di sindaco e consigliere provinciale; il secondo, invece, si rinnova ogni due anni.

L'indice di ponderazione

Il voto espresso dai sindaci e dai consiglieri dei singoli comuni non peseranno alla stessa maniera sul risultato. La legge, infatti, dispone un indice di ponderazione del voto, calcolato sulla base delle singole fasce demografiche.

Come funziona?
Si procede con la divisione dei comuni in classi di popolazione, definendo il loro peso in termini percentuale sugli abitanti residenti nella provincia. Un singolo comune può arrivare a rappresentare il 45% dei residenti totali, mentre le altre fasce possono arrivare alla soglia del 35%. Le classi che superano queste due soglie vengono ricondotte ad esse, ripartendo il resto proporzionalmente tra le altre classi.

L'indice di ponderazione è, dunque, la risultante del rapporto tra la percentuale rappresentata da ogni classe demografica sul totale della popolazione residente e il numero di sindaci e consiglieri comunali ad essa appartenenti. Il tutto viene, poi, moltiplicato per 1000 e l'approssimazione è fino alla terza cifra.

Gli enti al voto

La riforma Delrio ha fissato che le norme vadano applicate a tutte quelle province in scadenza di mandato entro il 2014. Non andranno al voto, dunque, gli enti che hanno rinnovato presidente e consiglio provinciale nel 2010 (il cui mandato termina nel 2015) e nel 2011 (in cui, invece, la legislatura finisce nel 2016).

Non avviene altrettanto per le città metropolitane, chiamate tutte a scegliere i nuovi enti proprio quest'anno. Unica eccezione, è quella di Venezia, in quanto il comune è stato commissariato dopo le dimissioni di Giorgio Orsoni nel giugno scorso.

Come funzionano le Città metropolitane

Trovano piena attuazione dopo ben 13 anni le Città metropolitane. Esse sostituiranno le province di dieci importanti comuni capoluogo: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria.

In questo caso, diventa di diritto capo dell'ente il sindaco del comune capoluogo. Gli elettori, dunque, dovranno scegliere solamente gli esponenti da inviare nel consiglio metropolitano, selezionati tra i sindaci e i consiglieri dei comuni.
Lo statuto delle città metropolitane, al contrario di ciò che riguarda le province, possono prevedere elezioni dirette del sindaco e dei consiglieri metropolitani, e il tutto dovrà essere stabilito tramite una legge statale.


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