Elezioni Abruzzo 2019: Come si vota


Per approfondire: L'ABRUZZO ALLE REGIONALI | CHI SI CANDIDA | RISULTATI | ANALISI DEL VOTO


Terza ed ultima tappa nel nostro viaggio delle regionali in Abruzzo, che avviene nel giorno del silenzio elettorale, riguarda la legge elettorale con cui gli abruzzesi andranno al voto domani.

Nonostante l'Abruzzo sia una regione a Statuto ordinario, esattamente come accade in altri enti, solamente in parte voterà con le disposizioni nazionali indicate dalla Legge Tatarella. A disciplinare in maniera più organica le modalità di elezione degli organi di governo, infatti, interviene una legge regionale, la n. 9/2013.

Questa disposizione introduce un sistema elettorale misto, che riguarda - come avviene già da altre parti - sia il governatore sia i membri del Consiglio regionale. Nel primo caso prevale un meccanismo maggioritario, nel secondo uno proporzionale.

L'elezione del presidente

Il sistema maggioritario cui si ispira l'elezione del presidente della Regione è un first-past-the-post. Detto altrimenti, diventa governatore il candidato che ottiene la maggioranza dei voti nell'intero territorio regionale. Tale maggioranza può essere anche relativa, giacché la legge prevede che si svolga un turno unico di votazione.

Di norma, tre modalità di voto sono valide per l'elezione del governatore: quelli destinati al solo candidato; quelli che indicano candidato presidente e una lista ad esso collegata; quelli verso una lista ad esso collegata. Si escludono dal computo, invece, quelli che indicano un candidato presidente e una lista che non lo sostiene. In pratica, il cosiddetto voto disgiunto o panchage.

Il neo governatore siede in Consiglio regionale, esattamente come il primo dei non eletti aspiranti presidenti. Una norma, quest'ultima, che già veniva applicata anche prima dell'entrata in vigore della legge regionale 9/2013, con una differenza. Ogni candidato presidente era il capolista di un listino bloccato che rappresentava quel 20% di seggi attribuito con meccanismo maggioritario di cui parlava la legge Tatarella. Il listino regionale è stato abolito dalla nuova legge elettorale, la quale, comunque, prevede o che, all'atto della presentazione delle candidature, ogni candidato governatore sia collegato ad uno o più gruppi di liste. In quest'ultimo frangente, si parla di Patto di coalizione. 

Decisione, quella del legislatore, che consente di riaffermare e rinvigorire il raccordo tra le due cariche che i cittadini rinnovano. Non è, poi, un caso, che la votazione preveda una scheda unica. Così come quello di considerare il governatore come un membro del Consiglio.

L'elezione del Consiglio regionale

Per i restanti ventinove consiglieri - il cui numero è stato diminuito, esattamente come è avvenuto nel caso dei compenenti della Giunta, in ottemperanza alle norme sulla spending review del governo Monti - invece, si adotta un meccanismo elettorale di tipo proporzionale.

Il sistema si fonda sulla competizione tra liste all'interno di quattro circoscrizioni che, per territorio, corrispondono alle quattro province della Regione. L'attribuzione dei seggi viene effettuata attraverso l'applicazione del metodo di Hagen-Bischoff, per cui il quoziente regionale è calcolato come rapporto tra il numero di voti validi e il numero di seggi disponibili aumentati di una unità. Per gli scranni non assegnati, invece, il metodo utilizzato è quello dei più alti resti.

Non si tratta, comunque, di un proporzionale puro: l'ufficio elettorale regionale, nella definizione del nuovo Consiglio, deve, infatti, tener conto di due correzioni. La prima riguarda la soglia di sbarramento: nel calcolare il quoziente elettorale, infatti, vengono esclusi i voti verso le liste coalizzate sotto il 2% e quelle non coalizzate sotto il 4%. La seconda, invece, riguarda il premio di maggioranza attribuito alla lista o coalizione del candidato eletto. A prescindere dalla percentuale conseguita, infatti, la legge prevede che ai sostenitori del neo presidente siano attribuiti almeno 17 seggi su 31. Vale a dire il 60% dei posti disponibili.

La legge fissa, poi, anche un tetto massimo di seggi che una lista/coalizione possa ottenere: non possono essere più di 19. Cosa che consente una ampia tutela delle minoranze anche nel caso di risultati elettorali schiaccianti. Secondo questa norma, infatti, le opposizioni potrebbero comunque contare del 35% dei seggi disponibili.

Agli elettori è data, poi, la possibilità di esprimere preferenze verso i candidati al Consiglio. Con la recente modifica alla legge, si possono indicare sino a due nomi, a patto che siano di sesso differente. Queste, infatti, sono le norme relative alla doppia preferenza di genere.

Concludiamo qui questa carrellata di informazioni sulle elezioni regionali di domani, augurando a tutti gli abruzzesi un buon voto consapevole.

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