Elezioni Basilicata 2019: ecco l'analisi del voto



Una storica vittoria del centrodestra, che lascia l'amaro in bocca sia al centrosinistra sia al Movimento Cinque Stelle. Si può riassumere così l'esito delle elezioni regionali in Basilicata. Dove, per la prima volta nella storia, non sarà un esponente del Partito Democratico a guidare l'ente. Una svolta storica ma aspettata su cui vale la pena individuare quali novità abbiano pesato maggiormente ai fini dell'esito elettorale. 

➧ L'affluenza cresce, ma a beneficiarne è il M5S

La prima riguarda l'affluenza, che si attesta sugli stessi livelli rilevati in Abruzzo e Sardegna. Rispetto alle elezioni precedenti, però, questa volta si registra una crescita

Alle 23 del 24 marzo avevano, infatti, inserito la scheda nell'urna il 53,52% degli aventi diritto. Ossia il 5,92% in più del 47,60% che votò nel novembre 2013. Un dato che è molto interessante se relazionato al fatto che in entrambi i casi si tratta di una tornata speciale, isolata rispetto ad altre consultazioni.




Come mostrato nell'immagine riportata qui sopra sono i comuni più popolosi ad avere valori più alti nella media: tra le cittadine con più di 10mila abitanti della regione, infatti, l'affluenza si è fermata al 62,04%. Al contrario, più i centri sono meno abitati più l'affluenza si abbassa: nei comuni sopra i 5mila abitanti, la partecipazione mostra un valore superiore alla media (55,61%), mentre nei paesi più piccoli l'astensione tocca picchi maggiori. Nel complesso, infatti, vota il 45,48% del corpo elettorale.

Più in generale, la partecipazione più alta si registra a Filiano, nell'hinterland di Potenza, dove vota il 72,26%. Quella più bassa al contrario, si riscontra a Castelgrande, al confine con la Campania, dove l'asticella supera di poco il 20% dei votanti.


Proprio nei comuni più grandi si vede una variazione in positivo dell'affluenza rispetto alla tornata del novembre del 2013. È Craco, in provincia di Matera, il comune in cui si registra la più grande crescita in termine di votanti, mentre a San Mauro Forte e Calciano si ha una maggiore crescita dell'astensione. Chi ha beneficiato di questo inusuale aumento dell'affluenza?

Non il centrosinistra, stando ai dati di circoscrizione. L'affluenza, infatti, è più alta a Matera (56,03%) e più bassa a Potenza, dove si reca alle urne il 52,40% degli elettori e Carlo Trerotola fa meglio. Al contrario di Vito Bardi e Antonio Mattia.



Neanche il neo governatore Bardi, però, beneficia appieno di una partecipazione più alta rispetto alla media. Di ciò abbiamo cognizione, suddividendo i comuni lucani in tre fasce demografiche:

Fascia
demografica
Affluenza
(%)
Bardi
(%)
Trerotola
(%)
Mattia
(%)
Tramutoli
(%)
Comuni oltre 10 00062,0439,9430,7723,345,96
Comuni oltre 5 00055,6148,7230,3018,012,97
Comuni sotto i 5 00045,4842,0437,0517,803,11

Come individuato dalla tabella soprastante, infatti, Bardi sbanca in quei comuni che hanno una popolazione compresa tra i 5 000 e i 10 000 abitanti, dove raccoglie il favore di quasi un elettore su due. Al contrario, nei comuni più grandi, dove la partecipazione è più alta, fa una performance di gran lunga sotto la media regionale, fermandosi al 39,94% dei consensi.

Una tendenza simile è riscontrabile anche nella distribuzione di Carlo Trerotola: il candidato del centrosinistra, infatti, ottiene il suo risultato migliore nei centri più piccoli, dove la partecipazione è notevolmente più contenuta.

Al contrario, i voti ad Antonio Mattia appaiono maggiormente correlati con la variazione dell'affluenza nelle diverse fasce demografiche: più elettori votano più il Movimento Cinque Stelle va meglio. Ciò è particolarmente evidente in alcune delle principali città al voto: a Melfi e Matera, infatti, i grillini conquistano la seconda piazza, mentre a Rionero in Vulture, Antonio Mattia è il candidato più votato in assoluto.



Nonostante ciò, il Movimento Cinque Stelle dimostra di avere ancora un appeal territoriale particolarmente ridotto: dei 131 comuni, infatti, Antonio Mattia si impone solamente in tre casi. 

Male anche il centrosinistra, che è in caduta libera: Carlo Trerotola ottiene, infatti, la maggioranza in 41 enti della regione. Si tratta dell'area del Monte Sirino, delle Dolomiti Lucane, della bassa Valle del Sinni, dell'area del Monte Melandro e di quella parte del Vulture che guarda verso l'Irpinia.  Sbanca, invece, il centrodestra, con Vito Bardi che è primo in 86 comuni della regione. Solo in un paese - Noepoli - si registra una parità tra Trerotola e il nuovo presidente Bardi.

➧ La rivoluzione nelle preferenze penalizza il centrosinistra

Il centrodestra riesce, dunque, a strappare al centrosinistra una nutrita fetta di comuni in cui da sempre è stato egemone. Questa nuova geografia elettorale ci porta, quindi, a chiedersi come abbia influito il voto di preferenza in questa tornata.

Come abbiamo già avuto modo di dire, infatti, la Basilicata, in passato, aveva fatto registrare un elevato uso delle preferenze per il Consiglio regionale. Un dato che aveva favorito il centrosinistra, in grado di organizzare il territorio in maniera più certosina e capillare.

Vale, dunque, la pena di capire cosa è cambiato in questa forma di personalizzazione della politica. Prendiamo come valida l'ipotesi di un riposizionamento dei candidati in corsa, ovvero dei cambi di schieramento che abbiano spostato il voto da una coalizione all'altra. Se questa ipotesi dovesse essere vera, non dovremmo notare significativi cambiamenti a livello generico, ma solo dal punto di vista dei partiti.

Partiamo, quindi, calcolando il tasso di preferenza complessivo della regione in questa tornata e nelle precedenti. Esso è il rapporto tra il numero di preferenze e i voti totali alle liste. Che, nel caso delle elezioni del 2019, viene diviso per due. Come mai? Per via della doppia preferenza, che ha consentito agli elettori di fare due nomi per il Consiglio regionale.

199520002005201020132019
Voti alle liste321 677349 420344 342312 098236 470289 330
Voti di preferenza202 951302 113308 455275 876203 193276 248
% Su voti liste63,0986,4689,5888,3985,9347,44*
* Il tasso è relativo alla metà delle 276 248 preferenze, in quanto agli elettori era data facoltà di scegliere due nomi

I dati della tabella fugano ogni dubbio: il centrodestra non ha vinto togliendo candidati e preferenze al centrosinistra. In valore assoluto esse aumentano, ma in termini percentuali no. Al contrario, si dimezzano.

199520002005201020132019
Voti a uomini (%)89,1695,0492,5893,9295,3368,68
Voti a donne (%)10,844,967,426,084,6731,32
Le percentuali si riferiscono ai voti ottenuti da candidati maschili e da candidati femminili 
sul totale dei voti di preferenza

Una novità, sicuramente, è rappresentata dalla distribuzione delle preferenze tra i candidati dei due sessi: le donne guadagnano circa 70mila preferenze, passando da poco meno di 9mila a poco più di 85mila voti raccolti; gli uomini, invece, si attestano agli stessi livelli del 2013, a circa 190 mila preferenze.

Uno spostamento, utile a giustificare la crescita delle preferenze in termini assoluti, ma assolutamente insufficiente per parlare di riposizionamento dei candidati al Consiglio da un polo all'altro.

ListePref.
(Val. ass.)
Pref.
(%)
Progressisti per la Basilicata 14 38955,74
Lista del presidente9 22948,27
Partito Socialista Italiano11 72853,73
Avanti Basilicata32 68265,48
Comunità Democratiche25 98357,94
Basilicata Prima11 50158,99
Verdi - Realtà Italia5 35958,99
Movimento Cinque Stelle40 95634,91
Basilicata Possibile10 56643,57
IdeA13 24354,75
Basilicata Positiva12 41554,02
Forza Italia26 40649,90
Fratelli d'Italia18 54954,20
Lega43 15738,96
CoalizionePref.
(Val. ass.)
Pref.
(%)
Centro-sinistra110 87157,75
Centro-destra113 77046,42

Che la capacità di mobilitazione dei candidati di centrodestra sia non particolarmente brillante, lo dimostrano anche i voti di preferenza di ciascuna lista sui voti totali raccolti dalla stessa.

Il voto di preferenza resta, comunque, ancora abbondantemente radicato nella coalizione di centrosinistra: ciò è particolarmente evidente nella lista Avanti Basilicata dell'ex governatore Pittella, dove si registra il tasso più alto in assoluto, pari al 65,48%. Al contrario, a fare da fanalini di coda troviamo proprio la Lega (38,96%) ed il Movimento Cinque Stelle, col 34,91%.

ListeDiff.
2013
Centro Democratico 2 002
Partito Socialista Italiano 5 083
Lista Pittella/Avanti Bas. 1 504
PD + Basilicata Prima 13 982
Realtà Italia 7 998
Movimento Cinque Stelle 29 120
PdL/FI+IdeA 15 223
Fratelli d'Italia 7 249
CoalizioneDiff.
2013
Centro-sinistra 23 536
Centro-destra 69 471

Le due forze governative hanno, in particolare, un effetto traino sulle proprie coalizioni, consentendo loro di guadagnare rispetto alle precedenti elezioni: i pentastellati raccolgono circa 29mila preferenze in più, mentre il centrodestra cresce di 69mila unità. Questi dati, comunque, sono in parte viziati dalla doppia preferenza di genere che ha chiaramente estenso le possibilità di esprimere i voti verso i singoli candidati. 

Una novità del quale, al contrario, il centrosinistra non riesce ad approfittare, lasciando sul campo circa 23mila voti. Un dato che è maggiormente dovuto alle tre liste di area Pd, in cui il calo si attesta a circa 21 mila voti.

È doveroso ricordare che i democratici hanno formato più di una lista al Consiglio regionale per non travisare i risultati elettorali: oltre al 7,75% di Comunità democratiche, devono essere imputabili all'area dem anche i consensi raccolti da Basilicata Prima di Piero Lacorazza (3,37%) e quelli della lista dei "pittelliani" Avanti Basilicata, che è la quarta per voti con l'8,63%. Secondo questa prospettiva, dunque, il Pd diventa la seconda formazione regionale con il 19,75%, tallonando i Cinque Stelle e scavalcando la Lega.

➧ Un voto liquido che favorisce il centrodestra

Il voto del 24 marzo è stato, comunque, più "liquido" rispetto al passato ed è indubbio che il centrodestra abbia beneficiato più degli altri di tutto ciò.

Coalizione20132019Diff.
Centro-sinistra174%169% 5%
Centro-destra79%154% 75%
Movimento Cinque Stelle54%46% 8%

A dimostrarlo è stato anche il calcolo del rendimento elettorale - ossia la capacità di trascinare sulle regionali i voti delle elezioni politiche - elaborato dal Centro Italiano Studi Elettorali. Si può, infatti, notare un ingente balzo avanti dei conservatori nella capacità di capitalizzare il consenso guadagnato nella tornata nazionale: rispetto al 4 marzo di un anno prima, infatti, i partiti di centrodestra conquistano il 154% in più. Al contrario, nel paragone febbraio-novembre 2013, solo in parte lo schieramento conservatore riuscì a riconfermare il consenso del proprio elettorato.

Nel centrosinistra, invece, la forza di attrazione è rimasta più o meno la stessa: nel confronto 2013-2019 si registra un calo di circa il 5%. C'è, poi, il caso del Movimento Cinque Stelle che, ancora una volta, si fa strada a fatica nelle elezioni regionali. Pur essendo primi nella Regione e in crescita rispetto alla precedente tornata, i pentastellati dimezzano il consenso ottenuto dal 4 marzo, facendo addirittura peggio di quanto accaduto nel 2013. All'epoca, Piernicola Pedicini riconfermò il 54% dei voti già ottenuti dai grillini alle politiche.



Una tendenza, quella dei pentastellati, che fa da leit motiv in ciascuna delle tornate regionali che dal trionfo del 4 marzo hanno avuto luogo. In ognuno di esse, come mostra il grafico riportato sopra, il Movimento perde una grande fetta di elettori.


Benché il risultato lucano, insieme a quello abruzzese, sia uno dei migliori dal 4 marzo ad oggi, ai pentastellati lascia comunque l'amaro in bocca: si è, infatti, ben lontani dall'esito delle elezioni siciliane o da quello del Molise, quando i grillini hanno ottenuto il favore di un elettore su tre, mancando di poco la vittoria.

➧ Cosa concludere

Cosa concludere, dunque, dell'esito di questa tornata elettorale lucana? Che l'unico vero vincitore di queste elezioni è il centrodestra. I conservatori si portano alla guida della Regione, ampliando il consenso già ottenuto alle elezioni politiche grazie ad un voto liquido ed orientato più alla lista che ai candidati.

Per la prima volta cala di tasso di preferenza, che aveva consentito al centrosinistra, nelle competizioni precedenti, di costituire un sistema chiuso. Democratici ed alleati non riescono ad allargare il loro tradizionale consenso, andando addirittura in perdita sul voto ai candidati per il Consiglio regionale. Una tendenza, comunque, ha delle compensazioni: la coalizione va meglio rispetto alle politiche del 2018 - come testimoniato dal rendimento elettorale - e il Partito Democratico, tutto sommato, regge. L'area dem, infatti, è stata costituita da ben tre liste (Comunità Democratiche, Avanti Basilicata e Basilicata Prima), che, complessivamente, strappano alla Lega la seconda piazza, tallonando il Movimento Cinque Stelle.

Anche per i pentastellati, queste elezioni lasciano l'amaro in bocca: sono sì il primo partito della Regione, favoriti anche dall'affluenza, ma, ancora una volta, non capitalizzano il consenso delle elezioni politiche, perdendosi per strada quasi la metà dell'elettorato.

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